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      Allarme occupazione, l’Abruzzo è la peggiore regione d’Italia

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      Un disastro. Senza mezzi termini. Trentanovemila mila occupati in meno. Peggior dato nazionale. Peraltro, in controtendenza rispetto alle altre regioni perché mentre in Abruzzo, nei primi nove mesi del 2022, maturava questa diaspora dal mondo del lavoro, nel resto dell’Italia si registrava un confortante incremento dello 0,9 per cento. Tra il quarto trimestre 2021 e il terzo trimestre di quest’anno – ce lo dice uno studio, su dati Istat, dell’economista Aldo Ronci per conto della Cna – gli occupati in Abruzzo hanno subìto una flessione che dovrebbe mettere in allarme la giunta di Marco Marsilio. In valore percentuale, parliamo di una flessione del 7,7%. Pesante. E c’è il rischio di un peggioramento perché già si sentono sinistri scricchiolii nel settore automotive e, comunque, nel complesso l’Abruzzo ha perso molto appeal negli ultimi anni, oltre a 60mila abitanti. Gli occupati, precisiamo, sono le persone, dai 15 anni in su, che nella settimana a cui fanno riferimento le informazioni hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che prevede un corrispettivo monetario o in natura, hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente, sono assenti dal lavoro ma restano retribuiti,

      Anche il dato della disoccupazione non lascia tranquilli: c’è un incremento di 3.000 disoccupati, pari al 7%. E anche qui è stata registrata una controtendenza rispetto al dato nazionale che ha segnato un decremento del 15,5%. “Tale incremento è in controtendenza con quasi tutte le altre regioni italiane nelle quali i disoccupati diminuiscono e posiziona l’Abruzzo al terzultimo posto della graduatoria. Per disoccupati si intendono le persone non occupate tra i 15 e i 64 anni che hanno effettuato almeno un’azione di ricerca di lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive.

      L’unico incremento abruzzese si realizza in agricoltura (+11,4% a fronte dello 0,8% nazionale). Nelle costruzioni va malissimo (‐19,2 vs +4,4% italiano), così come nei servizi (‐4,7% vs ‐0,5%), nell’industria (‐11,3% vs +0,9%) e nel commercio, negli alberghi e nei ristoranti (‐ 10,1% vs +3,4%) le flessioni hanno determinato il posizionamento dell’Abruzzo all’ultimo posto della graduatoria nazionale.

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