
Allarme povertà energetica per oltre 5 milioni di italiani
Le piccole imprese italiane continuano a essere le grandi penalizzate del sistema energetico nazionale. Lo evidenzia l’ultima analisi dell’Ufficio studi della CGIA, che sottolinea come nel 2024 le aziende con meno di 20 addetti abbiano pagato per il gas una media di 99,5 euro al MWh, quasi il doppio rispetto alle grandi imprese, ferme a 47,9 euro. Una forbice che si è allargata nuovamente dopo una momentanea convergenza nel 2022 e che colpisce un comparto che rappresenta il 98% del tessuto imprenditoriale italiano.
Bollette della luce: gap del 55% tra piccole e grandi imprese
Non va meglio sul fronte dell’elettricità: lo scorso anno le piccole aziende hanno speso in media 218,2 euro al MWh, contro i 140,4 euro delle grandi. Una differenza del 55% che, secondo la CGIA, pesa soprattutto in un sistema dove oneri fissi, costi di rete e accise incidono fino al 40% sul totale della bolletta per le Pmi, contro il 17% delle grandi.
A peggiorare il quadro, l’impossibilità per le piccole realtà di negoziare prezzi vantaggiosi o sottoscrivere contratti di lungo periodo, come invece fanno i grandi gruppi industriali. Le microimprese restano esposte alla volatilità dei prezzi, con minori tutele e maggiore rigidità contrattuale.
Settori e distretti produttivi a rischio
I comparti più energivori — vetro, ceramica, plastica, metalmeccanico e alimentare — sono i più esposti. E con essi tremano interi distretti produttivi d’eccellenza: dal cartario di Lucca alla plastica veneta, dalle piastrelle di Sassuolo al vetro di Murano. In caso di nuovi shock geopolitici o rialzi delle materie prime, molte di queste realtà rischiano una nuova ondata di crisi.
Povertà energetica: 2,4 milioni di famiglie in difficoltà
Il caro energia non pesa solo sulle imprese. Secondo l’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE), sono oltre 2,4 milioni le famiglie italiane in povertà energetica, equivalenti a 5,3 milioni di persone. Si tratta di nuclei che vivono in abitazioni degradate, con scarsa capacità di riscaldamento, raffrescamento e illuminazione.
La situazione è particolarmente critica al Sud, dove in Calabria il 19,1% delle famiglie è in PE, seguita da Basilicata, Molise, Puglia e Sicilia. I soggetti più vulnerabili sono disoccupati, pensionati soli e lavoratori autonomi — molti dei quali già colpiti due volte dall’emergenza: come utenti domestici e come piccoli imprenditori.
CGIA: “Serve riequilibrio strutturale”
La CGIA sottolinea che, pur esistendo da sempre un divario tra grandi e piccole imprese anche negli altri Paesi europei, l’Italia è la nazione in cui questo squilibrio è più insopportabile, proprio per il peso enorme del settore microimprenditoriale nell’economia nazionale.