di Davide Pitocco

La quinta tappa del Tour de France si è svolta all’insegna della tranquillità. Dopo le fatiche della quarta frazione i corridori hanno interpretato la gara all’insegna del vogliamoci bene, rimandando le ostilità alla volata finale per le ruote veloci, da Saint-Jean-de-Maurienne per arrivare a Saint Vulbas per un totale di 177.4 chilometri e 1050 metri di dislivello.
Mark Cavendish si è messo nella parte finale subito in testa al gruppo per cercare di entrare nel mito centrando la vittoria n.35 al Tour e andando a superare un mito come Merckx.
I corridori per gran parte del tempo hanno corso sotto una pioggia di discreta intensità. I fuggitivi di giornata sono stati Russo e Vercher, che hanno avuto un vantaggio di circa 3’, prima di essere riassorbiti dal gruppo intorno al trentesimo chilometro. La mancata segnalazione di alcune rotatorie intanto stava per provocare alcune cadute, una delle quali avrebbe coinvolto la maglia gialla, Pogacar. A volte in tappe come queste definite di trasferimento, sono proprio questi i pericoli maggiori, i tifosi troppo vicini, la mancata segnalazione stradale dei pericoli, la pioggia o il forte vento.
Le squadre si sono messe subito all’opera per questo arrivo che potremmo definire atomico. Philipsen è stato marcato stretto da Cavendish, ma anche Pedersen ha schierato il suo treno per essere guidato fino a poche centinaia di metri dal traguardo. Prima della volata molti atleti hanno fatto a spallate per prendere le posizioni migliori e non rischiare di rimanere imbottigliati nel gruppo. Quando è partita la volata un Cavendish imperiale, di potenza e di eleganza, mette la sua ruota davanti a quella di Philipsen ed entra di diritto nel mito e nella hall of fame del grande ciclismo.
Cavendish ha dichiarato all’arrivo: “Abbiamo fatto quello che volevamo fare, cioè vincere. La mia squadra ha voluto scommettere su di me ed io sono contento di averli ripagati. Il Tour è qualcosa di unico, io so cosa significa questo record. Nelle prime tappe ho sofferto, so come funziona, so come si prepara un Tour, ne ho fatti 15, non mi piace avere brutte giornate, ma ero certo che sarebbe venuta la mia possibilità, che ci sarebbe stata una giornata come questa. La squadra ha fatto tutto quello che avevamo programmato. Oggi è accaduto qualcosa di unico.”
Il corridore aveva una cattiveria impressionante, si è toccato con tutti per prendere la posizione, ha rischiato, ha fatto a spallate, ha avuto coraggio ed ha anticipato il favorito di giornata. Ha fatto una volata a sé. Si è spostato sulla carreggiata opposta rispetto a quella di Philipsen ed ha primeggiato esplodendo come una palla di cannone, facendo detonare tutta la sua potenza. A fine tappa il primo a complimentarsi è stato proprio l’illustre sconfitto, ma poi c’è stata una vera processione per congratularsi con l’ormai leggendario compagno.