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      Come una furia Pogacar si prende la maglia gialla

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      di Davide Pitocco

      Dopo la tappa sonnolenta con arrivo a Torino, il Tour saluta definitivamente l’Italia, riparte da Pinerolo per arrivare dopo 138 km a Valloire scalando prima il Sestriere per quasi 40 km con gli ultimi 11 al 5% e poi entrare in terra francese e affrontare l’interminabile Col du Lautaret che porta al bivio verso il Galibier: sono 23 km totali di salita, spezzati in due tronconi, i primi 15 con pendenza del 4%, gli ultimi 7,5 al 7% per arrivare a oltre 2600 metri. Da qui, 19 km di picchiata verso Valloire.

      Il Galibier, gigante alpino di 2642 mt, evoca dolci ricordi per gli italiani. Sulle sue rampe il pirata Marco Pantani si è lanciato per andare all’arrembaggio del Tour del 1998. Grazie a questa tappa indossa la sua prima maglia gialla e mette le mani sulla vittoria della corsa francese. Si era saliti da un’altro versante, sotto la pioggia battente, con l’Italia pronta a salire sulla bici di Marco e sugli scudi. Il romagnolo, quarto in classifica a 3’01”, rompe gli indugi e piazza una delle sue tipiche bordate, in piedi sui pedali e a mani basse sul manubrio.

      Il Pirata riprende e supera con un’azione superba Escartin, Serrano, Rodolfo Massi in maglia a pois, Rinero e “El Chava” Jiménez, che lo raggiungeranno in discesa e saranno fondamentali per lui nel falsopiano, mentre Ullrich cerca disperatamente la sua guida Bjarne Riis, staccatosi in precedenza, e va nel panico.

      In vetta saranno 3 i minuti di differenza tra i due sfidanti alla vittoria finale, all’arrivo di Les Deux Alpes in tutto 9’.

      Invece uno dei primi eroi del Galibier è Gino Bartali, che nel ’37 aveva solo 23 anni. Apre le danze in mezzo alla neve e su una strada sterrata dissestata; coglierà la tappa e la maglia gialla, poi persa per una caduta nel torrente Colau il giorno dopo.

      Alla partenza Ciccone ha dichiarata: Il Galibier è una montagna molto importante. Per me è importante rimanere lì tra i migliori e magari tentare un’azione…vedremo…”

      La tappa parte e in tanti scattano per tentare l’avventura di giornata.

      Il gruppo dei fuggitivi all’inizio del Galibier ha 1’24’’ sulla maglia gialla. I battistrada sono: Juul Jensen, Gaudu, Armirail, Madouas, Gregoire, Van der Poel, Rui Costa, Wiliams, Lazkano, Garcia Pierna, Goossens, Lutsenko, Rodriguez, Barguil, Johannessen, Bernard, Burgaudeau. Davanti a tirare c’è Van der Poel, mentre dietro la UAE sta dimezzando il vantaggio.

      Intanto nel gruppo dei fuggitivi Lutsenko si stacca, non riesce a tenere il ritmo degli altri avventurieri, ma non è il solo perché il gruppo si sgrana sempre di più e nessuno può attendere nessuno, dato che dietro stanno rinvenendo con grande forza. Tra i big per adesso non molla nessuno e tutti pedalano il più possibile nelle prime posizioni.

      Alla testa della corsa sono rimasti in 4, anche il campione del mondo ha mollato ed è rientrato in gruppo. Davanti procedono a scatti, prima Lescano, poi Gaudu, ma anche Lazkano (Mov) e Johannessen.

      Proprio il corridore della Movistar prova l’allunga e nel tratto più difficile si trova da solo. Gaudu si stacca, ma dietro il ritmo di Landa è impressionante e la fuga, quando mancano 26 km, viene neutralizzata. Quando Almeida (UAE) prende il posto del compagno di squadra il forcing imposto diventa infernale e la prima vittima illustre è proprio la maglia gialla, Carapaz. Ciccone rimane ancora incollato alle ruote dei migliori. Il Galibier è come uno di quei boss monster dei videogiochi, se lo superi, puoi passare al livello successivo, altrimenti le chances rimangono effimere. Il ritmo della UAE fa male e Ciccone è l’ultimo della fila dei big. Vingegaard occupa la seconda posizione, mentre Pogacar lo segue immediatamente dietro. Anche Roglic entra in sofferenza, mentre il corridore abruzzese sale del suo passo e inizia a perdere metri. Evenepoel negli ultimi 3 km pedala ancora in agilità. Nel tratto più duro, nell’ultimo chilometro prima del GPM, Pogacar scatta e vuole andare a prendersi gli 8’’ di abbuono. Il cambio di ritmo fa male anche a Vingegaard che prima lo tiene, ma poi inizia a perdere metri. Il danese tenta di limitare i danni prima della discesa. Sono 8 i secondi che separano i due protagonisti. La prima parte della discesa è molto tecnica e potrebbe esserci un ricongiungimento. Lo sloveno è indiavolato, pedala in maniera impressionante e va a prendersi gli abbuoni. Evenepoel ha 21’’ di ritardo, Roglic 30’’ e la maglia gialla si trova a 3’40’’. Dopo il tratto più tecnico Pogacar scende a 80 km all’ora e quando entra nei sei chilometri finali, nel lungo rettilineo che porta a Valloire, i secondi di vantaggio sono 30. Dietro di lui si è formato un quintetto con il danese, Roglic, Evenepoel, Ayuso e Rodriguez.

      Tadej taglia il traguardo pedalando fino alla fine e poi si alza e si batte il petto. In tutto guadagna già 18’’ di abbuoni da sommare ai 35’’ che gli inseguitori hanno perso, prima di arrivare alla meta di Valloire. Il primo degli italiani è Giulio Ciccone che transita con 2’38’’ di ritardo.

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