di Valerio Federico (*)
+Europa sceglie di provare con il campo largo, non se ne considera parte. Nel partito vi è pero chi chiede l’alternativa liberale a Meloni.
La mozione generale, approvata dall’assemblea di +Europa con il 68% dei voti, non indica in nessun passaggio la scelta di essere oggi forza politica interna al centrosinistra e/o al cosiddetto campo largo.
Questo è uno degli aspetti condivisibili, insieme all’invito a “verificare punti di convergenza partendo dalle forze Renew”, e al rifiuto della logica del terzismo preventivo, quindi ideologico.
L’obiettivo di “verificare la possibilità di convergere su questioni politiche rilevanti con tutte le forze di opposizione” è un classico modus operandi nelle democrazie, ma non farà altro che evidenziare incompatibilità, sia di fondo che puntuali.
Opportuno in questo senso affermare che “la costruzione di una coalizione che sappia unirsi intorno a un’idea comune non è affatto a portata di mano”. Da questa ultima constatazione avrebbe dovuto però emergere un’altra scelta politica: definire un’alternativa liberale a Meloni. Si insiste invece, nella mozione approvata, con quella che appare la priorità del documento: coordinarsi con il campo largo, quindi con compagni di strada con i quali oggi esistono strutturali e diffuse divergenze, che se rendono impossibile una opposizione comune, omogenea, nello stesso tempo congelano, almeno nel messaggio politico di fondo, l’affermarsi dell’identità liberale di +Europa.
Ciò che si renderebbe necessario, invece, è distinguersi nella natura dell’opposizione da costruire, a quasi 3 anni dalle elezioni politiche,
Natura liberale che si dovrebbe esprimere in un obiettivo prioritario e urgente: proporre – da governo ombra – politiche finalizzate alla crescita della produttività, quindi dei salari, per un Paese e per imprese più competitive. Si aprirebbero cosi spazi di bilancio per sanità, scuola e giustizia, anche attraverso una revisione della spesa pubblica, tagliando quella improduttiva.
L’opposizione liberale la si fa in primis, se possibile, con i liberali, ancor più se a definirne il perimetro vi è, come dovrebbe esservi, il supporto militare all’Ucraina senza alcun distinguo che ne possa mettere a rischio l’esito finale.
Oggi le forze liberali, cugine in Europa, dovrebbero quantomeno riprendere a parlarsi, per definire iniziative comuni e immaginare forme diverse di aggregazione.
È stato presentato nell’assemblea di +Europa il seguente ordine del giorno – bocciato avendo raggiunto il 38% dei consensi – che ha tentato di correggere la linea politica espressa nella mozione generale e che testimonia la presenza di un vivace e sano confronto interno al partito.
(membro della Direzione nazionale di +Europa)