Farmaceutico a vele spiegate, ecco la cura per le esportazioni abruzzesi

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Report sui primi sei mesi del 2024: flettono automotive e altre produzioni. Bene alimentare e tessile

Arriva dal comparto farmaceutico della provincia dell’Aquila la terapia d’urto per salvare l’export abruzzese nei primi sei mesi dell’anno. Lo dice lo studio realizzato su dati Istat e Coeweb da Aldo Ronci per Artigiani Imprenditori d’Italia Abruzzo, dice che la performance realizzata dall’industria del farmaco – 281 milioni d’incremento  tra gennaio e giugno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – riesce però solo in parte a spingere verso l’alto il risultato complessivo dell’Abruzzo. Perché la regione, seppure in grado di accrescere di 106 milioni di euro il volume complessivo delle proprie esportazioni, in valore percentuale perde colpi: in un’ipotetica classifica sulla competitività tra i territori, retrocediamo infatti dal terzo (primo semestre 2023) all’attuale dodicesimo posto nella graduatoria nazionale.

L’ottimo risultato dell’industria del farmaco – che spinge conseguentemente la sua area di produzione per eccellenza, l’Aquilano, al risultato migliore tra le province abruzzesi con 332 milioni di crescita,  contro i 19 del Pescarese e le perdite secche segnate dal Chietino (-113) e dal Teramano (-133) – mantiene dunque a galla il quadro complessivo del made in Abruzzo. Territorio, il nostro, fortemente condizionato dal risultato negativo della sua punta di diamante, l’automotive, il cui volume d’affari è sceso di 106 milioni di euro. Ma anche del dato negativo fatto registrare dalla voce “altri prodotti”, che flette a sua volta di 69 milioni.

Nel primo caso, il dato è sostanzialmente riferito alle difficoltà del gruppo Stellantis presente in Val di Sangro con il suo stabilimento più grande d’Europa, ma il cui futuro preoccupa tanto da aver indotto a scendere direttamente in campo anche il governo, che propone sostanzialmente di rinviare a dopo il 2035 lo stop alla produzione di mezzi a benzina o diesel. Un quadro che preoccupa fortemente anche il mondo della piccola e micro impresa, soprattutto per via del forte indotto che il comparto produttivo sviluppa.

Diverso il discorso, ma per certi aspetti ancor più significativo per il mondo dei piccoli, quello che concerne gli altri settori produttivi. E se comparti come tessile-abbigliamento (45 milioni di aumento) e alimentare (30 milioni) manifestano una buona vivacità, il quadro non vale per tutto il resto: netta infatti la caduta delle produzioni in gomma e plastica (-75), macchine e apparecchiature (-45), apparecchi elettrici (-24), prodotti chimici (-9) e prodotti in metallo (-7).

«Occorre guardare con grande attenzione a questi settori – dice il presidente regionale CNA Savino Saraceni – perché molte delle imprese produttrici appartengono a un mondo di micro e piccola imprese che rappresenta la spina dorsale del sistema produttivo del nostro territorio. Per questo, anche sul tema del sostegno all’export, è utile aprire un tavolo di confronto con la Regione per capire quali strumenti poter mettere in campo a sostegno di queste produzioni e della loro vocazione a esportare».