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      Il carcere, Garlasco, il kitsch

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      di Andrea Granata

      Proprio nei giorni in cui ovunque impazzava la vicenda del delitto di Garlasco, con copertura mediatica davvero impressionante, nel silenzio quasi generale lo scorso 28 maggio veniva pubblicato “La Battitura, strage in carcere”. Si tratta di un podcast in sei episodi del Tg1 per RaiPlay Sound scritto e condotto da due valenti giornalisti, Perla Di Poppa e Alessio Zucchini.
      La vicenda racconta della più grave strage in carcere dell’età repubblicana avvenuta nel penitenziario di Modena in seguito ad una rivolta scoppiata nel marzo 2020. Detonatore della rivolta fu il mix dei primi contagi in carcere da Covid 19 e le conseguenti restrizioni a visite e permessi.
      Tredici detenuti, tredici persone affidate allo Stato persero la vita.
      Di fronte alla semi clandestinità in cui è stata relegata la vicenda, sembra irreale sentire ovunque e da chiunque pronunciare frasi come “è meglio un colpevole libero piuttosto che un innocente in carcere” o l’evocazione della condanna solo “al di là di ogni ragionevole dubbio”.
      Neanche un briciolo dell’amore per la giustizia di cui settimane sentiamo gli effluvi tra una pausa per gli acquisti e l’altra riesce ad uscire dagli studi televisivi per dedicarsi ai luoghi dove si svolgono gli esiti di quella giustizia: le carceri.
      Come dicono gli autori del podcast di tutto quello che accade in carcere non interessa a nessuno mentre sulla vicenda di Garlasco assistiamo al trionfo di quella cosa che Kundera definiva kitsch, la volontà dell’uomo di rendere ideale ciò che invece è reale, specchiandosi compiaciuto di questo abbellimento.
      Il carcere, forse la sua promiscuità, è evidentemente qualcosa che non si è ancora riusciti ad idealizzare, qualcosa che resta il male o come avrebbe detto Kundera la merda, la negazione del kitsch e di ogni mondo ideale.
      Ci piacciano o meno i plastici di casa Poggi ed i pittoreschi personaggi che popolano i talk show dobbiamo prendere atto che questa oggi è l’informazione, un qualcosa che vive per compiacere i suoi fruitori, per farli sentire migliori, aspiranti costruttori di un mondo migliore.
      Noi nel frattempo godiamoci questa informazione che da contro canto ai potenti è diventata essa stessa un potere.
      Un potere accogliente che gigioneggiando tra i buoni sentimenti il circense e la dispensa di indulgenze e l’impegno sociale realizza fatturati da Big Pharma.

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