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      Kursk: cosa sta succedendo e cosa potrebbe succedere

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      di Nane Cantatore

      Una premessa è necessaria, se si vuole parlare seriamente dell’operazione ucraina verso Kursk: è presto, non ci sono comunicati ufficiali ucraini, tutto quello che sappiamo deriva essenzialmente da immagini e filmati pubblicati su canali Telegram russi. Detto questo, al momento, possiamo dare per assodati tre punti:

      – è un attacco su vasta scala, condotto con forze meccanizzate pesanti e molto esperte, dotate di mezzi occidentali (la 22.ma meccanizzata e l’82.ma di assalto aereo). Queste due brigate ne hanno ovviamente altre pronte a intervenire per appoggiarle o rilevarle: pare che ve ne siano altre 6 dal lato ucraino del confine.

      – la difesa russa è stata presa con le braghe in mano. Gli uomini dell’Akhmat di Kadyrov, come nella loro migliore tradizione, sono scappati, il resto sono truppe leggere e poco preparate, buone soprattutto per generare prigionieri. Alcune colonne di rifornimenti sono state distrutte e sembra che le truppe non possano muoversi senza essere individuate dai droni ucraini e cadere in imboscate o in trappole di artiglieria.

      – l’avanzata ucraina si sta sviluppando in modo molto ordinato, con l’occupazione di una vasta porzione di territorio russo (si parla di circa 500 kmq, al momento in cui scrivo). L’area occupata è molto più ampia lungo il confine che profonda, il che indica che potrebbe essere relativamente ben difendibile per vie interne. Ci sono, poi, due assi di penetrazione ben distinguibili, rispettivamente verso Bulgakovka e Chermonoshnoi, entrambi sull’autostrada E38. Da lì, oltre ad avere la famosa centrale nucleare a 20km, potrebbero proseguire a est e, a circa 17km, intercettare la E105, che collega Kursk a Belgorod ed è vitale per la logistica russa. Naturalmente non si può dire quanto questi obiettivi siano alla reale portata delle forze ucraine, ma si capisce il rischio potenziale di questa operazione per lo sforzo bellico russo.  

      Stabiliti questi punti fermi, il resto sono interrogativi.

      – in primo luogo: quali sono gli scopi di questa manovra? Difficile che le forze ucraine siano in grado di costruire e difendere un saliente in profondità che occupi punti di qualche rilevanza in territorio russo. Kursk, con la sua famosa centrale nucleare, si trova a circa 60km dal confine e arrivare fin là, ammesso che ci si riesca, significherebbe sviluppare un lungo corridoio (appunto, un saliente) esposto sui fianchi, nel quale far passare tutta la logistica necessaria a sostenere questo livello di forze. Ancora meno sensato l’obiettivo di colpire le centrali di distribuzione del gas, visto che il gasdotto passa in territorio ucraino e ci vorrebbe poco a sabotarlo. Per inciso: il gas russo passa per l’Ucraina (che incassa le dovute royalty) e arriva soprattutto in Ungheria, Austria e Slovacchia, i tre paesi europei più ostili al sostegno a Kyiv. Se le forniture non vengono interrotte non è solo perché gli ucraini hanno bisogno dei soldi, ma anche perché sono un importante strumento di pressione su Budapest, Vienna e Bratislava, per convincerli che possono fare il casino che vogliono ma, al momento decisivo, che conviene loro fare i bravi.

      Quindi, restano altri due possibili obiettivi: costringere i russi a distogliere truppe dall’offensiva nel Donbas o creare un diversivo di grossa portata per colpire altrove, un po’ come Kherson nel 2022. Per il primo punto, sappiamo che al momento i russi stanno mandando forze dal gruppo Nord, mentre quelle che premono verso i punti critici di Toretsk e Pokrovsk fanno parte del gruppo Centro. Sappiamo anche (da fonti russe, visto che gli ucraini sono in OPSEC) che al momento l’azione di contenimento sembra non riuscire, quindi è possibile che, a breve, i russi siano costretti a spostare forze dal loro asse offensivo principale. Per il secondo: magari. Ciò però significherebbe che gli ucraini avrebbero altrettante forze pronte a colpire in altre parti (Zaporizhzhia, per esempio). Sarebbe un grandissimo colpo, capace davvero di segnare una svolta importante, ma mi stupirei per primo se ce ne fossero davvero le premesse.

      – in secondo luogo: i commentatori russi sono sotto shock e, se l’operazione dovesse concludersi positivamente per gli ucraini (distruzione di alcuni obiettivi importanti e di quantitativi significativi di forze russe, senza perdite rilevanti, magari con occupazione permanente di una fascia di territorio russo), la faccenda potrebbe avere conseguenze di un certo peso all’interno dell’apparato russo. Insomma, un fallimento di questo genere dovrebbe necessariamente avere un colpevole di alto grado. Potrebbe essere la volta buona per la caduta anche di Gerasimov.

      – in terzo luogo: al di là degli entusiasmi di alcuni, molti commentatori e analisti filo-ucraini mostrano un certo scetticismo, pur ammettendo che finora, a livello tattico, l’operazione è molto ben condotta. Prevale la prudenza, come ovvio, ma forse c’è anche l’effetto di un mood pessimista prevalente negli ultimi mesi. Il dato che contribuisce alla generale perplessità è, appunto, la mancanza di un obiettivo chiaro: difficile che la spedizione possa tradursi in un’occupazione prolungata, forze troppo consistenti per un raid dimostrativo, anche lo scopo di costringere i russi a rafforzare il confine sarebbe difficilmente raggiungibile se la penetrazione dovesse perdersi nel nulla.

      Sicure sono altre due cose:

      – che la capacità ucraina di montare un’operazione del genere dovrebbe correggere in meglio ogni stima del livello delle loro forze e dell’efficacia degli aiuti. Tra l’altro, USA e UE si sono affrettate a dichiarare la piena legittimità dell’operazione, il che forse potrebbe portare alla caduta di ulteriori vincoli (se è lecito per l’Ucraina mandare truppe oltre il confine, perché non dovrebbe esserlo lanciare missili?).

      – che sì, contrariamente a una certa vulgata, operazioni meccanizzate in profondità sono ancora possibili. Quando non riescono è per scarsa organizzazione dei comandi e delle unità (come vediamo nel caso russo) o per la presenza di opere difensive estremamente dense e stratificate, con continui contrattacchi dei difensori (come nella scorsa offensiva ucraina, che infatti ha mantenuto un rateo di perdite favorevole).

      Mappa dell’avanzata ucraina, in base ai dati OSINT (video e immagini pubblicati). Il tratto segnato in viola è una strada minata dai russi.

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