di Andrea Granata

Se il famoso marziano di Flaiano atterrasse oggi troverebbe un Paese che pone le questioni relative alla Giustizia tra quelle preminenti. Si perché è ipotizzabile che neanche su Marte si discuta di questioni, elencate in ordine sparso, come separazione delle carriere dei magistrati, giorni della memoria per le vittime degli errori giudiziari, corsie preferenziali per i risarcimenti delle vittime dei medesimi, iniziative per accelerare il pagamento dei risarcimenti cui lo Stato italiano è stato condannato per le lungaggini dei processi e che last but not least abbia una così fiorente produzione legislativa tesa a descrivere nuove figure di reato.
E poi, non dimentichiamolo, c’è questo miliardario sodale del nuovo Presidente degli Stati Uniti che con grande pragmatismo ha detto ai giudici che la Giustizia non è affar loro e che soprattutto non è compito loro disturbare il manovratore. Così sdoganando un tema, quello del rapporto tra politica e magistratura, che abbiamo scoperto in queste settimane, interessare gli italiani più del campionato di calcio.
Sembrerebbero essere passati anni luce da quando ai tempi di “mani pulite” il Procuratore Capo della Procura di Milano dopo una copertina su un rotocalco che lo ritraeva vestito da cavallerizzo con tanto di frustino pronunciò quel “se il Paese chiama noi siamo pronti” o da quando un Ministro della Giustizia ritirò in fretta e furia un decreto non gradito ad alcuni magistrati.
Così come davvero sembrerebbe essere passata tanta acqua sotto i ponti da quando su “La Repubblica” apparivano editoriali in cui magistratura e stampa indipendente si ergevano come torre eremitica nel deserto della politica.
Noi non siamo quel marziano, per di più avendo il dono della memoria ci chiediamo attraverso quale miracolo un Paese, che ha conosciuto posizioni così inconciliabili, così ferocemente antagoniste sulla Giustizia, posizioni che in tempi diversi hanno rappresentato il potere, sia passato dallo zenit al nadir senza rivoluzioni o spargimento di sangue.
Sembrerebbe, per dirla tutta, che sulla Giustizia Giusta in Italia esistano solo reduci o militanti della prima ora e già questo la dice lunga.
E siccome noi non siamo quel marziano e soprattutto non abbiamo più lo stupore di quel marziano a Roma a quella domanda dobbiamo dare delle risposte che non possono limitarsi ad irridere il tanto spesso evocato trasformismo che ha caratterizzato il nostro Paese.
Proprio adesso, quando alcuni pregiudizi giustizialisti sembrano implodere, dobbiamo avere il coraggio delle idee, svegliarci e renderci conto che stiamo assistendo al passaggio ad un diverso abuso del concetto di Giustizia che rischia di essere solo diversamente strumentale rispetto al passato.
Un Paese come il nostro, che non ha conosciuto rivoluzioni, che non ha ancora fatto i conti con Lombroso, che non ha presente la differenza tra idea e pregiudizio deve far paura quando rimuove il proprio passato e si dedica alla ricerca della modernità.