Il ridicolo balletto attorno alla fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore
La solita noia. La solita politica che frena il territorio. Ieri, come da consolidata tradizione, il consiglio comunale di Spoltore ha preferito non decidere sulla Nuova Pescara. Ha rinviato al 10 novembre, quindi a due giorni dalla scadenza dei termini. Andava votato lo slittamento, dal primo gennaio 2023 al primo gennaio 2024, della nascita della Nuova Pescara. Pescara si era già espressa positivamente. Oggi, invece, Montesilvano ha votato all’unanimità per lo slittamento. Non che ci fossero grandi dubbi su cosa avrebbe fatto il comune guidato da Ottavio De Martinis, sindaco leghista sul quale ricade politicamente molta della responsabilità dei ritardi accusati dal processo di fusione.
A Spoltore, lo slittamento è stato chiesto e, ovviamente ottenuto, dal capogruppo Pd Savino Di Nicola, lo stesso partito del sindaco Chiara Trulli, che a livello nazionale è in caduta libera e in Abruzzo non se la passa meglio. Del resto… E’ giusto ricordare che lo Stato ha messo a disposizione 5 milioni di euro per il 2023, finalizzati alle attività finora eluse dai politici dei tre comuni, e 110 milioni per gli anni a venire. Basterebbero per mettere su una metropoli. Per lo slittamento, serve la richiesta da parte dei due terzi di ogni singolo consiglio comunale. Se non arriverà, la fusione diventerà operativa dal prossimo primo gennaio e la palla passerà al Commissario. Il Commissario, secondo l’Associazione Nuova Pescara, è l’unica soluzione concreta perché la politica ha già dimostrato, ampiamente, di non saper gestire una fusione votata dai cittadini nel 2014 e disciplinata da una Legge regionale.