di Bruno D’Alfonso
È un tema caldo in questi giorni quello del raddoppio ferroviario Roma-Pescara, della cui sorte si stanno definendo gli ultimi dettagli. Tanti soldi del PNRR destinati ad un’opera forse pensata troppo in fretta, senza aver interpellato e dato ascolto ai primi destinatari di quei beni pubblici che poi, alla fine, saranno gli unici a pagare in termini economici e morali. Dal comitato intercomunale ComFerr, che si propone di tutelare quel bacino di utenza di cittadini interessati specialmente alle tratte Lotto 1 e 2 del progetto (da Brecciarola di Chieti a Scafa), riceviamo e pubblichiamo integralmente questa lettera dal titolo “La metafora di Marsilio sulla Pescara-Roma”.
“La frontiera della civiltà, dal Far West in poi, è sempre stata caratterizzata dall’arrivo della
Strada Ferrata! Dove arrivava la ferrovia, arrivava Civiltà ed Economia”. È questa la
metafora più amata dal presidente Marsilio da quando ha deciso di avventurarsi
politicamente nel “Near East”, l’Abruzzo. È vero, molti spaghetti western sono stati girati
nella nostra regione, ma questo solo per la bellezza, la coerenza dei paesaggi e l’ospitalità
che da sempre ci contraddistingue. Tra le peculiarità del nostro territorio come il verde, la
neve, il mare (uno solo, solo l’Adriatico presidente), evidentemente l’hanno un po’
frastornata. Sentirsi a capo di cotanta meraviglia l’ha inebriato a tal punto da perdere il
contatto con la realtà. Una realtà fatta di storia, di persone, di gente che non ha temuto di
varcare i confini delle Alpi e di andare a lavorare lontano dai propri cari nel tentativo,
sicuramente riuscito, di migliorare le proprie condizioni di vita e soprattutto quelle dei
propri figli. Con questi sacrifici sono riusciti persino a costruirsi una casa in cui hanno
immaginato di trascorrere serenamente la vecchiaia e dove veder crescere figli e nipoti.
Ma, tutto ad un tratto, ecco che dal vicino west arriva un tristo burocrate come lei, che non
curante di tali aspetti affida un progetto a tecnici col solo obiettivo di “fare presto”. Il
teorema imposto è di una perfidia disarmante. Da dove è meno complicato iniziare? Certo
non da dove c’è più traffico passeggeri, vicino alla capitale, non da dove l’intervento è più
incisivo, come la galleria Sulmona – Avezzano, ma iniziare da dove c’è la certezza di poter
raddoppiare appena 13 km in 4 anni. Così, giusto per poter spendere i fondi PNRR in
tempo. I cittadini si oppongono a questo, chiedono soluzioni meno invasive: “Per favore –
implorano – passate un po’ più in là, dove non ci sono le nostre case da distruggere”.
Ma, per ironia della sorte, la liturgia dell’approvazione prevede un dibattito pubblico. E così
le persone partecipano, credono alle varianti. E in realtà non sanno che i burocrati fanno
finta di stare dalla loro parte, che sono lì solo per imbonire, per offrire opere di mitigazione,
per mercanteggiare. Ma la gente insiste. Allora il principe dei burocrati cosa fa? Chiede ai
“tecnici” di inventarsi un nuovo tracciato, uno, tanto per far vedere. E questi obbediscono,
fanno un disegno accattivante, e la gente applaude, “Finalmente, avete capito, bravi,
questo volevamo!”. Ma, ad un tratto, la triste realtà. “Non si può fare – tuona il burocrate –
“Veramente avete creduto che fosse così facile? C’è il fiume, che esondando potrebbe
invadere la ferrovia”. “Ma come – osservano i cittadini – lì ci sono già fabbriche, costruite
anche di recente nel rispetto delle regole regionali”. “Non vale – risponde il burocrate – i
nostri tecnici, novelli Nostradamus, affermano che nei prossimi duecento anni lì ci sarà
un’alluvione”. Infatti, i Santi sono già in riunione per decidere chi dovrà essere il nuovo
Noè! E allora il novello principe, quello che arriva dal vicino Ovest, forse non ricordando
che quasi un paio di secoli fa, in Abruzzo, un vero principe prosciugò un grande lago per
consegnare terreno fertile da coltivare alle sue genti, cosa fa? Se ne lava le mani: “Io non
c’entro, mica posso mettermi a studiare soluzioni al problema? Mica posso fare vasi di
espansione a monte che permetterebbero al fiume di non esondare?”. Il presidente
Marsilio ama la retorica, evoca i treni a carbone del vecchio West e parla di civilizzazione,
di progresso che non va fermato. Mai che si soffermi sui numeri. Ma i numeri sono
impietosi e non si piegano al volere della superficialità della politica. Dire che i sette
miliardi di euro, ora dieci, previsti per finire l’opera entro il 2040, non sono minimamente
giustificati dai volumi di traffico previsti, sia per le persone che per le merci, sarebbe il vero
atto di civiltà che i cittadini si aspettassero. Basta con gli sprechi in nome di un progresso
tutto da verificare! Cominciamo ad innovare il modo di fare politica con idee, supporto dei
cittadini nelle scelte, costi verificati e benefici per la collettività tutta, cioè non solo per
alcune categorie compiacenti solo perchè intravedono la possibilità di lucrarci sopra.
Caro presidente, sembra sia lei a fare politica vecchia basata su investimenti inefficienti e
che, più volte, ci ha portato sull’orlo del baratro. I soldi bisogna saperli spendere, soprattutto se a debito. Gli investimenti devono avere un ritorno, altrimenti sarebbe meglio
non farli. Poi non lamentiamoci se i partner europei ci costringono a patti di stabilità. E’ che
non si fidano ed hanno ragione, come dimostra questa storia della ferrovia Roma-Pescara
che non ha gambe per camminare.
Il Comitato dei Cittadini ComFerr

ComFerr al lavoro: Gianni Di Labio, l’Ing. Ramella (consulente dell’università di Torino), il Presidente Antonio Bianchi recentemente scomparso e Hermo D’Astolfo