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      Sassonia, Turingia, Germania, Europa?

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      di Nane Cantatore

      Le elezioni locali in Sassonia e Turingia hanno visto una netta affermazione delle due formazioni populiste, con l’estrema destra di AfD primo partito in Turingia e secondo (di poco) in Sassonia e la sinistra di BSW (Bündnis Sahra Wagenknecht, il partito fondato dall’esponente anti-immigrati della Linke, lo storico partito a sinistra della SPD), rispettivamente, all’11,8 in Sassonia e al 15,8 in Turingia. La performance dei partiti di governo, invece, è stata disastrosa: la coalizione dei tre partiti crolla al 16,7 per cento in Sassonia (con i liberali fuori dal parlamento) e addirittura al 10,6 in Turingia.

      Certo, si tratta di Länder dell’Est, dove il panorama politico è nettamente differente rispetto al resto della Bundesrepublik, con una presenza di AfD già molto consolidata: rispettivamente, in Turingia l’estrema destra passa dal 23,4 del 2019 all’attuale 32,8 per cento, abbastanza in linea con il risultato locale delle ultime europee (30,7); in Sassonia, l’ultimo risultato è del 30,6 per cento, rispetto al 27,5 del voto precedente e in flessione dal 31,8 per cento delle europee. Già questa differenza tra i due stati può essere significativa: mentre la Turingia è il secondo stato più povero della Germania ed è ai margini di ogni investimento e innovazione, la Sassonia è messa decisamente meglio, con le città di Lipsia e Dresda che sono diventate poli di attività e cultura e l’avvio di un grande progetto di portata europea, la seconda mega fabbrica di chip in Germania, guidata dai taiwanesi di TSMC e da un gruppo di aziende tedesche (Bosch e Infineon) e olandesi (NXP), con un investimento pubblico di 5 miliardi che fa seguito ai 10 spesi per l’altro impianto, questa volta di Intel, sempre in un Land dell’Est (Sassonia-Anhalt).

      Insomma, come viene confermato anche dalle dettagliate tabelle e infografiche di analisi del voto pubblicate dalla rete televisiva ARD (Sassonia e Turingia), almeno parte della spiegazione è ben nota: il populismo vince dove le prospettive di sviluppo sono inferiori e la paura del futuro è maggiore. E stravince tra i meno istruiti, chi ha posizioni lavorative meno stabili o remunerative e, in generale, chi ha una percezione negativa della propria situazione economica. Intendiamoci, l’economia tedesca, a dispetto delle solite Cassandre che predicono l’imminente crollo della Germania da almeno quarant’anni, non è affatto in condizioni critiche. L’inflazione è in calo, la disoccupazione resta molto bassa (intorno al 6 per cento), la crescita è stagnante ma non certo in recessione e, soprattutto, stanno tornando gli investimenti pubblici, con progetti di grande portata come quelli che abbiamo appena visto. Il problema è che la coalizione al governo non ha un vero progetto unitario e ancor meno capacità di comunicarlo, divisa com’è tra la propensione agli investimenti pubblici della SPD, il rigorismo dei liberali e l’inflessibilità dei Verdi sui temi a loro cari; e i tedeschi non perdonano i governi che non sono in grado di esprimere politiche economiche ben definite, con la necessaria autorevolezza. Anche per questo, i voti che non sono andati ai due partiti populisti sono arrivati in buona parte alla CDU, che ha sostanzialmente tenuto il suo bacino elettorale (+1,9 per centro in Turingia, -0,2 in Sassonia). 

      Un dato molto importante è quello dei temi decisivi per gli elettori: in entrambi i Länder, la questione più rilevante è la sicurezza sociale. Lo è per il 20 per cento dei sassoni, con il 19 che pensa all’immigrazione e il 18 alla criminalità, e per il 21 dei turingi, ma con la criminalità allo stesso livello e l’immigrazione al 18. Bene, questo tema è molto in alto anche nelle opinioni degli elettori di quasi tutti i principali partiti, con quelli di AfD che, prevedibilmente, sono i soli a fissarsi soprattutto sui temi tradizionalmente di destra (immigrazione e criminalità), tanto che, per loro, la sicurezza sociale è relegata al quarto posto in Turingia e addirittura al quinto in Sassonia. Questo dato sembra indicare una spaccatura all’interno del corpo sociale, con gli elettori di AfD che rispondono a sensibilità diverse dal resto. Credo che ciò sia molto importante anche per le scelte politiche degli altri partiti, che dovranno decidere se inseguire l’estrema destra sul suo terreno o dedicarsi a questioni più significative per la maggior parte della popolazione.

      Questo dato può essere, forse, utile a spiegare anche il forte successo di BSW: non solo sono un’alternativa più potabile rispetto all’estrema destra per chi è deluso dal governo o genericamente arrabbiato con il “sistema” (tanto che per gli elettori di questo partito la posizione su Russia e Ucraina è al secondo posto in Sassonia e al terzo in Turingia, tra i temi decisivi). La loro proposta è ritenuta valida rispetto a temi ben specifici, radicalmente diversi da quelli affrontati da AfD. Ciò significa che il bipopulismo in salsa tedesca non può essere visto solo come una momentanea ubriacatura qualunquista, ma ha ormai raggiunto una varietà di opzioni e di istanze cui la politica, quella vera, è chiamata a rispondere.

      La prima risposta potrebbe venire proprio dalla SPD, in crisi profonda e bisognosa di nuova autorevolezza e concretezza nelle proposte. Si parla, senza troppi clamori come nella tradizione tedesca, di una politica allergica a personalismi ed esibizionismi, di una possibile uscita di scena di Scholz, estremamente impopolare, da sostituire con il popolarissimo ministro della difesa Boris Pistorius. Ciò avrebbe due possibili conseguenze, di ampia portata:

      – un sostegno molto più deciso all’Ucraina, visto che Pistorius fin dall’anno scorso ha sostenuto che Kyiv ha tutto il diritto di attaccare obiettivi sul territorio russo;

      – una forte accelerazione della politica industriale, anche con maggiori investimenti pubblici. Il nostro ha dimostrato una notevole propensione a usare le finanze federali per fare investimenti industriali e, del resto, viene dalla Bassa Sassonia, dove la politica ha un punto di riferimento fondamentale in una piccola azienda locale, la Volkswagen. Da questo punto di vista, la scoppola presa dai liberali della FDP, che sono i guardiani del debito pubblico nell’attuale coalizione di governo, potrebbe aiutare ad allentare alcuni freni, specie con un cancelliere più volitivo di Scholz (non che ci voglia molto).

      C’è poi un terzo aspetto: il peso di AfD e la crisi di verdi e liberali punta, per il prossimo futuro, verso un ritorno della Grosse Koalition SPD-CDU, con entrambi i partiti che sembrano orientati a un massiccio ritorno alla politica industriale e, probabilmente, anche alla reintroduzione del nucleare. Vedremo, ma ci sono alcune linee di prospettiva che mi sembrano andare in questa direzione.

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