di Andrea Granata
Ammetto che appena avuto notizia del “pacchetto sicurezza” ho avuto un moto di egoismo ed ho pensato di tutelare il mio benessere non approfondendo, soprattutto perché alcune anticipazioni su questo o quel nuovo reato raccontate dai social, in prima battuta mi avevano fatto pensare, più che a qualcosa di reale, a dei siti trappola, quelli che poi fanno si che ci si ritrovi la casella della posta intasata di messaggi pubblicitari.
Dopo poco però, la natura ha fatto il suo corso ed è sopraggiunto lo sconforto e per non farci mancare niente anche l’indignazione, una cosa forte tanto di essermi spinto oltre, tanto da arrivare a preconizzare la nascita di un partito liberale (in Italia!!!!!) che si ponesse come obiettivo quello di rimuovere queste maree sotto forma di pacchetti di varia guisa e natura, bonificando e rimediando ai relativi guasti prodotti da decenni di queste intemerate legislative.
Alla fine ho bruscamente posto fine alle mie fantasie, il timore di essere preso sul serio, di essere additato come qualcuno che propone di fondare un partito liberale in Italia è stato più forte di tutto e mi sono rassegnato.
Mi sono rassegnato ad essere e restare testimone di un qualcosa che nella mia mente prende il nome di via italiana al common law, forse la più grande quanto inconsapevole riforma realizzata dalla politica italiana dal dopo guerra ad oggi.
Si tratta, non poteva essere diversamente, di una specificità tutta italiana del common law, perché diversamente da quanto accade nei paesi anglosassoni ove gli artefici sono i giudici che attraverso le loro decisioni danno attuazione a principi fondanti sanciti da costituzioni scritte dopo rivoluzioni, da noi i deus ex machina della situazione sono i politici che legiferano traducendo chiacchiere da bar, titoli dei telegiornali, sondaggi, percezioni.
Da anni la politica per quanto denigrata, vituperata continua ad elargirci, come se non ci fosse un domani, questo nientepopodimeno di legislazione, se vogliamo, Prêt-à-Porter, alla carta, al bisogno, o semplicemente alla moda.
Poi, se per un attimo volessimo riflettere su quanto la situazione sia disperata ma non seria
dovremmo convenire che sarebbe un grave errore limitare il problema alla miopia o peggio, dell’attuale maggioranza, perché se a vincere le elezioni fossero state le forze che in queste ore gridano all’ennesimo allarme democratico con ogni probabilità oggi dovremmo confrontarci con reati come il negazionismo climatico o qualche declinazione politically correct della “colpa d’autore” in nome della lotta alla corruzione, la mafia, la mafia dei colletti bianchi con immancabili strepiti ed indignazioni a parti invertite, magari a volume abbassato.
Però alla fine consoliamoci perché niente di nuovo sotto il sole, Renato Carosone sulla figura dell’italiano che scimmiotta l’americano c’ha scritto un capolavoro evergreen, facendoci conoscere un tipo tutto sommato simpatico con vizi e virtù resi possibili dalla “borsetta di mammà”.