
Roma, 3 luglio 2025 – In uno scenario segnato da siccità, ondate di calore e crisi idrica, il futuro della viticoltura italiana si gioca sempre più sul piano della gestione sostenibile delle risorse idriche. Il tema è stato al centro del convegno “Gestione delle risorse idriche per una viticoltura sostenibile”, promosso da CREA – Politiche e Bioeconomia, Università del Sannio, Camera di Commercio Irpinia Sannio e SIEA, nell’ambito della tre giorni “Territori, Cibo e Società”.
Il Mediterraneo come hot spot climatico
Le regioni vitivinicole del Mediterraneo sono tra le più esposte agli effetti del cambiamento climatico: cali di produttività, stress idrico e mutamenti nella qualità delle uve richiedono una transizione verso pratiche più resilienti ed ecocompatibili. Secondo il Presidente del CREA, Andrea Rocchi, “il futuro del vino passa attraverso l’acqua. Proteggerla significa proteggere la nostra identità.”
Campania: un caso studio emblematico
Il CREA ha presentato un’analisi sull’uso dell’acqua nella viticoltura campana, elaborata dai dati del Censimento ISTAT 2020:
- Solo l’1,17% delle superfici vitate è irrigato
- Circa il 99% delle aziende campane dipende esclusivamente dalle precipitazioni naturali
- Cresce la produzione di vini di qualità in Irpinia e Sannio (da 267 aziende nel 2010 a 817 nel 2020)
Questo approccio “selettivo” all’uso dell’acqua dimostra una resistenza radicata alla meccanizzazione irrigua, ma anche una necessità crescente di tecnologie di supporto, come previsto dalla normativa nazionale (L. 238/2016, art. 35), che consente l’irrigazione di soccorso.
Le tecniche irrigue e il RDI
Le principali tecniche irrigue adottabili sono:
- Soprachioma (aspersione a pioggia): meno costosa ma meno efficiente e più rischiosa dal punto di vista fitosanitario
- Sottochioma (gocciolante e subirrigazione): più efficiente, sostenibile, ma con costi iniziali maggiori
Un’innovazione crescente è il Deficit Idrico Controllato (RDI): una tecnica che induce stress idrico moderato per migliorare la qualità dell’uva, contenere i consumi e ottimizzare la resa climatica della vite.
Un patrimonio da tutelare
Con oltre 500 vitigni autoctoni e circa 225.000 ettari di vigneti irrigati, l’Italia deve affrontare una sfida epocale: difendere un comparto agricolo e culturale strategico, assicurando qualità produttiva, tutela ambientale e competitività internazionale.
CREA, in qualità di ente pubblico di ricerca, si pone come interfaccia scientifica e tecnica tra istituzioni e imprese agricole, per costruire un futuro sostenibile della viticoltura. La parola chiave è una: resilienza.