
Prato, 28 giugno 2025 – Una vasta operazione condotta dalla Procura di Prato ha scoperchiato un sistema illecito all’interno del carcere La Dogaia, dove droga, telefoni cellulari e smartwatch circolavano liberamente anche nei reparti di Alta e Media Sicurezza, frequentati da detenuti condannati per reati mafiosi e di criminalità organizzata.
L’inchiesta, avviata nel luglio 2024 e coordinata dal procuratore Luca Tescaroli, ha portato alla perquisizione di 127 detenuti, di cui 27 sono formalmente indagati. Tra questi, 14 appartengono al reparto di Alta Sicurezza e 13 a quello di Media Sicurezza2.
Agenti penitenziari sotto accusa
Nel mirino anche quattro agenti della polizia penitenziaria, indagati per corruzione: secondo gli inquirenti, avrebbero agevolato l’ingresso di telefoni e sostanze stupefacenti in cambio di compensi economici di alcune migliaia di euro. Altri quattro agenti risultano coinvolti per rapporti anomali con detenuti e personale addetto alle pulizie, alimentando il sospetto di un sistema collusivo diffuso3.
Come entravano telefoni e droga
Le modalità di introduzione dei dispositivi e della droga sono state molteplici e ingegnose:
- tramite colloqui e pacchi postali;
- attraverso personale interno e agenti corrotti;
- con palloni e fionde lanciati dall’esterno oltre il muro di cinta;
- occultamento in doppi fondi di pentole, elettrodomestici, sanitari, cartelline di plastica, piedi dei tavoli e persino nella cavità anale2.
Sono stati sequestrati 34 telefoni cellulari, 2 sim card e quantità di hashish e cocaina. Alcune schede telefoniche erano intestate a soggetti fittizi e attivate in negozi di Roma e Napoli.
Il caso Frumuzache e le responsabilità interne
Parallelamente, tre agenti sono indagati per lesioni colpose e rifiuto di atti d’ufficio in relazione all’aggressione subita dal detenuto Vasile Frumuzache, reo confesso di due omicidi. Il 6 giugno scorso, un altro detenuto gli ha versato addosso olio bollente con zucchero, provocandogli gravi ustioni. Secondo la Procura, nonostante le direttive per garantirne la sicurezza, Frumuzache è stato lasciato senza protezione.
Un carcere fuori controllo?
Il procuratore Tescaroli ha parlato di un carcere “caratterizzato da un apparente massiccio tasso di illegalità” e da una “estrema difficoltà nel garantire la sicurezza passiva dei detenuti”. L’operazione ha coinvolto oltre 260 agenti, con 60 poliziotti in assetto antisommossa schierati per le perquisizioni.
L’inchiesta prosegue con ulteriori perquisizioni in corso nelle province di Prato, Napoli, Arezzo, Roma, Firenze e Pistoia. Le indagini mirano ora a ricostruire l’intera rete di complicità e a verificare eventuali responsabilità a livello gestionale.