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      Clima, WWF critica l’UE: “Obiettivo 2040 troppo debole, serve un cambio di rotta”

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      In un’Europa colpita da ondate di calore, siccità e eventi meteorologici estremi, la Commissione europea ha annunciato il nuovo obiettivo climatico al 2040: una riduzione del 90% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli storici. Una cifra che, secondo il WWF Italia, non basta. L’organizzazione ambientalista definisce il target «tiepido» e insufficiente rispetto alla crisi climatica in corso.

      Le critiche del WWF

      Nel comunicato diffuso ieri, il WWF ha puntato il dito contro alcune scappatoie normative inserite nella proposta, tra cui:

      • Utilizzo delle compensazioni internazionali, mai previste per i target 2030 e 2050
      • Integrazione dei sistemi di rimozione permanente del carbonio nell’EU ETS, che secondo l’associazione potrebbe minare l’integrità del sistema di scambio delle emissioni

      «Molte compensazioni non hanno ridotto le emissioni, sono anche uno spreco di denaro pubblico e privato», denuncia Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia di WWF Italia. «Se vogliamo rafforzare la competitività europea, dobbiamo investire in decarbonizzazione industriale interna e non aiutare altri Paesi con fondi poco efficaci».

      Obiettivi da separare e governance più trasparente

      Il WWF propone una tripartizione degli obiettivi climatici:

      • Riduzione diretta delle emissioni
      • Assorbimenti naturali (es. foreste, suoli)
      • Sistemi tecnologici di rimozione del carbonio

      Una distinzione che permetterebbe maggiore trasparenza ed eviterebbe che soluzioni compensative si sostituiscano ai tagli reali e necessari.

      Adattamento climatico: un’occasione persa

      Altra nota dolente, secondo l’organizzazione, è il mancato rafforzamento dell’articolo 5 della legge sul clima, che avrebbe imposto obblighi più stringenti agli Stati membri sull’adattamento. Il WWF chiede che questa lacuna venga colmata nel pacchetto europeo sull’adattamento climatico previsto per il 2026, e che Paesi come l’Italia avviino finalmente l’implementazione del PNACC, approvato nel 2023 ma ancora inattivo.

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