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      Il Direttivo della Sezione “L. Gorgoni” Italia Nostra sulla cementificazione in città

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      Nel comunicato stampa del Circolo di Pescara si dice, senza mezzi termini: “VERSO LA GRANDE MURAGLIA”.

      “Ci stanno riuscendo”, si legge nel comunicato diramato dal Direttivo della Sezione “L.Gorgoni Italia Nostra di Pescara, “stanno completando la cortina di edifici che toglierà per sempre la vista e l’accesso al mare per tutto il tratto del Lungomare Sud che dal fiume va fin quasi a via Pepe.

      Tutta la zona doveva essere pianificata unitariamente ma, nell’inerzia delle Amministrazioni, sono sorte e stanno sorgendo grandi costruzioni che interdiranno l’accesso al mare e la sua vista ai cittadini.

       L’ultima proposta, nell’area ancora libera vicino all’Istituto Paolo VI riguarda la edificazione di un albergo che completerebbe la serie.

       Ma vediamoli insieme gli edifici già realizzati e programmati.

      Sulle aree dell’ex Motorizzazione sorge ora la Caserma della Guardia di Finanza; questo edificio enorme, recintato, chiuso al contesto poteva essere realizzato dovunque ma, nella acquiescente inerzia comunale, si è fatto ricorso addirittura ad una legge sulle strutture militari strategiche, per imporre nella posizione più sbagliata una caserma sull’arenile, dando inizio al primo tratto di muraglia.

      Appena più a nord la società “Pescaraporto” ha dato avvio alla costruzione di un complesso edilizio destinato a turismo ed uffici, invocando una legge che lo avrebbe consentito in assenza di piani comunali approvati. Un complesso cammino anche giudiziario ha accompagnato questa realizzazione, che si è giovata anche di interpretazioni autentiche della legge. proposte a posteriori in Parlamento. È stata richiesta la trasformazione degli uffici in alloggi, ma non è stata ottenuta e questo ne ha rallentato la realizzazione che tuttavia oggi sembra riavviata.

      Le aree dell’ex mercato Ortofrutticolo (COFA), a ridosso del porto fluviale e di quello turistico, totalmente pubbliche, sono certamente la maggior occasione per una riqualificazione turistica e, soprattutto, naturalistica del Lungomare con la creazione di un parco lineare alberato, con attività per il tempo libero che, attraverso la Riviera e i viali, si riconnetta con la Riserva- pineta dannunziana e, attraverso essa, ad uno dei principali corridoi ecologici della città. Questa prospettiva è tanto più valida in quanto si presenta anche come antidoto contro il riscaldamento globale, in una città con sempre meno alberi e con più superfici cementate. Ma il Rettore dell’Università D’Annunzio ha deciso che ci deve realizzare qualcosa: dapprima la ipotesi di trasferire qui le sedi pescaresi dell’Ateneo, con i conseguenti problemi urbanistici complessi; la opposizione che si è registrata nell’opinione pubblica, tra le associazioni ed anche in ambito accademico ha fermato la iniziativa (alla quale avevano già aderito Comune e Regione, dimenticando che sono loro a dettare gli indirizzi e non i singoli proponenti). Ora si torna con un’altra proposta: «un incubatore di ricerca con un auditorium in cui si studiano clima, sostenibilità, economia circolare e inquinamento».

      Al di là del titolo “à la page” si tratta di un progetto per il quale chiedere i denari del PNRR, con l’adesione di Comune, Regione, Camera di commercio e di alcune industrie.  Anche in questo caso siamo di fronte ad attività che possono essere svolte ovunque in città e nell’intera area vasta e si sceglie, invece, di metterle in un sito importante per il riequilibrio della città (al proposito è singolare come questi temi non siano MAI al centro del dibattito sulla “Nuova Pescara” tutto incentrato su procedure, tempi, seggi e mai su questioni di merito).

      Nonostante l’ampio consenso degli Enti il progetto non viene selezionato dalla Commissione ministeriale competente, ricevendo meno punti di quello analogo aquilano; un provvidenziale emendamento però allarga lo stanziamento, ricomprendendo la proposta pescarese. È chiaro che questa circostanza non depone a favore dei due “centri di eccellenza” che tali non devono essere se così dipendenti dalle pressioni politiche. Del resto abbiamo tutta una serie di centri chiusi o boccheggianti (“Mario Negri Sud”, Polo Tecnologico, ecc.) del passato che suggeriscono prudenza e convincenti bilanci sulla loro sostenibilità gestionale.  Naturalmente sono previsti, come sempre si dice, un auditorium e una piazza, ma la natura della funzione ne fa un’altra area negata alla cittadinanza.

      Infine arriva la proposta di un Hotel, avanzata dal gruppo De Cecco sull’unica area ancora libera. Si tratterebbe di un edificio alto 30 metri per 9 piani e 3300 mq di superficie; la descrizione giornalistica parla di spazi pubblici (viabilità, parcheggi, area verde) e di pertinenze dell’albergo.

       Anche in questo caso la iniziativa parte proprio dalla condizione di inerzia comunale: infatti in assenza di piano Pubblico, sono consentite lottizzazioni private ed è questa la forma progettuale prescelta. In questo caso, però, si derogano le altezze previste, a quanto si apprende, e quindi si dovrà ottenere una approvazione in variante dal Comune.
      Pubblico e privato concorrono quindi al completamento della cortina continua di edifici sul lungomare.
      Preoccupa molto la assenza oramai costante di un disegno di pianificazione urbana; addirittura il Presidente della Regione la indica apertamente come uno dei motivi del proprio attivismo, sviluppato anche in danno delle aree di risulta FF.SS. su cui si vorrebbero erigere ingombranti edifici per uffici regionali (dei quali torneremo a parlare).
      Pescara”, conclude il comunicato,” non ha bisogno di muraglie sul mare ma di un forte incremento delle aree alberate e di uno strutturale sostegno ad un’offerta turistica qualificata”.

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