Due passi in città, in una tranquilla mattinata di un sabato baciato dal sole di Ottobre, possono riconciliarti con la vita. Via Milano, poco prima della scuola elementare, venendo da sud. Per terra, sul marciapiede, come se fossimo negli anni ’60 e ’70, c’è lo schema di un gioco semplice eppure meraviglioso: la campana. Numeri da 1 a 10. Pare di vedere i bambini e le bambine saltarci sopra negli schiamazzi dei giorni felici di una volta. E non stona di certo il tappetino del negozio, uno studio fotografico, davanti al quale c’è la campana. Lo zerbino è tutt’uno con la campana e magari è proprio il titolare o la titolare ad averla disegnata. Sarebbe bello. E lo sarebbe ancora di più se qualcuno, un’associazione o il Comune stesso, dessero uno status a quel pezzo di città. I quadrati dentro i quali ci sono i numeri e i numeri stessi potrebbero essere di ceramica. Una piastrella illustrata potrebbe raccontare il gioco. A tutti noi farebbe bene un attimo di tregua dai videogiochi e dai cellulari. (dipescara4)