Il giro d’Italia una sfida per due?

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di Davide Pitocco

A poche ore dall’inizio del Giro d’Italia 2023 gli appassionati e i bookmakers si accapigliano per cercare di tirare fuori dal proprio cilindro magico il vincitore di questa nuova edizione. I favoriti di pubblico e critica sportiva sono Primoz Roglic e Remco Evenepoel, ma non dobbiamo dimenticare eventuali outsiders come Almeida e Geren Thomas.

Sicuramente Roglic ed Evenepoel si sfideranno in un lungo duello che si dipanerà in 21 tappe agguerritissime che per forza di cose dovrà vederli protagonisti. Tutti i tifosi sono in febbricitante attesa per vederli guerreggiare a colpi di pedale sulle insidiose salite delle Tre cime di Lavaredo, di certo la tappa di montagna più pericolosa, oltre alle restanti altre sei di sicuro impegnative e dure, soprattutto perché arrivano dopo circa due settimane di inseguimenti, di rincorsi sui pedali, di spasimi spesi a bruciare energia, a coltivare sogni, a piangere per una sconfitta o a commuoversi per una vittoria che inseguivi da così tanto tempo che ormai anche la speranza ti aveva abbandonato. Perché il ciclismo è bello soprattutto per questo, perché è fatto di attimi, di momenti, che spesso passano via nel click di un cambio che scala da un trentadue ad un cinquantasei e se allora sei nella fuga giusta, con quel colpo di reni che sa tanto di impresa piratesca, si riesce a strappare una vittoria in cui nessuno credeva ed allora le lacrime sgorgano copiose, come le acque sorgive e fresche di Sant’Anna di Vinadio.

Tornando ai nostri protagonisti, quelli che attendiamo con trepidazione, entrambi sono in gran forma: Evenepoel, campione del mondo, è fresco trionfatore in un fantastico bis di corse del Nord, Roglic invece vincitore del Giro della Catalogna è convinto di poter impreziosire il proprio palmares con la conquista del primato rosa.

Durante la prima tappa i tifosi italiani potranno salire sulla bici di Filippo Ganna, sperando che lo specialista nelle corse contro il tempo possa infrangere la barriera del suono e pedalare più veloce di tutti gli avversari, liquefacendo il tempo come se fosse in un quadro di Dalì, perché sicuramente in quelle gambe tese a spingere sui pedali come se non ci fosse altro nella vita, non ci sarà solo Filippo, ma tutto il popolo del ciclismo italiano desideroso di vedere i colori iridati trionfare in una tappa, magari nella prima, perché come dice l’adagio il buongiorno si vede dal mattino.

All’Italia mancherà di certo Giulio Ciccone, corridore abruzzese, costretto a fermarsi ai box a causa del Covid, di certo senza di lui le speranze di veder trionfare uno stambecco iridato sulle tappe di montagna, quelle che infiammano i sogni di tutti i tifosi, si ridurranno.

Per una speranza di veder piazzato tra i primi dieci un corridore nostrano non rimane che il nome di Damiano Caruso, corridore di spessore di comprovata esperienza. Purtroppo il ciclismo italiano per adesso non riesce ancora a sfornare talenti in grado di competere con i migliori nei grandi giri a tappe. In molti hanno ancora negli occhi le imprese di Nibali, di Pantani, di Basso, Cunego, di Salvoldelli e desiderano ardentemente poter tornare ad impazzire quando i loro scatti in saliti creavano il vuoto e girandosi per un attimo indietro si scorgevano gli inseguitori arrancare, ansimare, sempre più sotto, mentre i secondi crescono e il distacco si fa incolmabile. Il ciclismo è il sogno di una bicicletta che ha la forza di osare l’inosabile, di superare i propri limiti su quegli scenari naturali che sono le montagne dipinte dal più grande artista, ovvero Dio. Ecco perché i ciclisti sono eroi che sfidano il tempo, lo spazio e tutte le divinità che hanno creato questo pazzo mondo imprevedibile.

Con l’augurio che tra le file dei corridori ci sia una speranza azzurra, attendiamo che il Giro parta e si porti con sé il suo carico di sogni e di speranze.