PETTINARI “NON BISOGNA ATTIVARSI A SCOPPIO RITARDATO, C’È UN TESSUTO CRIMINALE CHE DA ANNI COVA SOTTO LA CENERE”
“Quanto avvenuto nei giorni scorsi sulla Strada Parco ha tutta l’aria di un’esecuzione, vedremo cosa dirà la Magistratura in merito e non possiamo far altro che attendere il lavoro degli organi competenti. Ma una cosa è certa, quando arrivi a vedere la fiamma così alta di un efferato delitto vuol dire che sotto la cenere c’è una brace di criminalità che arde da tempo. Sono mesi, anzi anni, che lo ripeto: Pescara non è una città sicura. E non per i singoli atti che fanno scalpore, come l’ultimo omicidio in ordine di tempo o la sparatoria avvenuta a piazza salotto negli scorsi mesi o l’aggressione nella palestra. Pescara non è una città sicura perché quotidianamente si registrano violenze, aggressioni, molestie e furti. In centro come nelle periferie. Ora chi dovrebbe risolvere il problema non può continuare ad affermare che il problema non esiste” a dichiararlo è il Vicepresidente del Consiglio regionale Domenico Pettinari, da anni impegnato nella lotta alla criminalità, che questa mattina con un gruppo di cittadini si è recato a Piazza Salotto, nel cuore del centro città, per proporre interventi mirati alla risoluzione dell’escalation di criminalità che investe Pescara.
“Non è accettabile – continua – che Sindaco e organi competenti si attivino o rilascino dichiarazioni solo davanti a casi shock che sconvolgono l’opinione pubblica. Pescara ha bisogno di attenzione quotidiana e solo analizzando questi episodi nel loro insieme possiamo davvero fare una fotografia reale dello stato in cui si trova e capire perché i cittadini davanti a questa moltitudine di piccoli e grandi crimini non si sentono più al sicuro. A Pescara ci sono zone a rischio come il Ferro di Cavallo di Rancitelli, la centrale di spaccio più grande d’Abruzzo e una delle più grandi del centro Italia, ci sono periferie particolarmente calde come Fontanelle, San Donato, Via Rigopiano, Zanni, Borgo Marino; ma anche zone centrali che sono diventate una vera e propria terra di nessuno: penso all’area di risulta nelle ore notturne, la zona del quadrilatero tra piazza Santa Caterina e Corso Vittorio Emanuele, o i portici di Piazza salotto. Il Parco Florida, in cui la sera si trovano siringhe, e anche alcuni tratti della riviera. Sono zone dove risse, aggressioni e molestie si verificano ogni giorno. E c’è un popolo dimenticato che risiede in queste periferie, o che lavora in queste zone del centro, che ormai non denuncia neanche più. Sono persone che quotidianamente vivono l’incubo e la paura che tutti abbiamo provato quando abbiamo appreso la notizia della sparatoria. Ma scandalizzarsi o attivarsi solo nel caso isolato è sbagliato. Sottovalutare la crescita costante della criminalità a Pescara è stato uno dei più grandi errori che le Istituzioni politiche, comunali e regionali, potessero commettere.
Ho letto da qualche parte che il sindaco Masci si è deciso a scrivere al Ministero per chiedere aiuto. Buongiorno sindaco, arriva con circa 1500 giorni di ritardo!
Sono anni che chiedo alle strutture preposte di attivarsi per avere un intervento ministeriale. Io stesso ho provato ad arginare l’inerzia delle Istituzioni scrivendo al ministero, ma per avere un riscontro gli organi competenti locali avrebbero dovuto ratificare che a Pescara c’è un’emergenza sicurezza, e forse questa ammissione costava troppo dal punto di vista politico. Infatti, solo dichiarando a gran voce che a Pescara c’è una emergenza sicurezza – e questo dovrebbe farlo, il Comitato per la sicurezza pubblica all’interno del quale siede anche il Primo cittadino – si può sperare che arrivino altri uomini delle forze di polizia e soprattutto l’esercito. Sì, qui serve l’esercito in ausilio alle forze di polizia come in altre città calde. Ormai non serve più nascondersi dietro al dito della minimizzazione del problema: è sotto gli occhi di tutti che Pescara ha un tasso di criminalità pari a quello delle grandi metropoli italiane e che la sicurezza è un’emergenza. Sono stato tacciato come quello che esagera, che fa allarmismo, qualche stolto di poco conto, irrilevante e insignificante, ha addirittura usato il termine sciacallo. A me non interessa, ogni insulto di questa gente è per me una medaglia al valore perché vuol dire che sto lavorando bene e che punto il faro dove più c’è bisogno di luce. E oggi voglio ribadire con decisione che Pescara ha bisogno di interventi mirati e costanti, tanto nelle zone periferiche che nel centro. Bisogna immediatamente recuperare gli anni persi: il Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico, al quale partecipano Sindaco, Prefetto, Questore e i Comandanti delle forze di polizia, deve dichiarare l’emergenza sicurezza e chiedere con fermezza ai ministeri competenti l’attivazione dell’Operazione Strade Sicure per la città di Pescara.
Inoltre il Sindaco, che dispone e ha competenza sulla polizia locale, dovrebbe aumentare la presenza di agenti sulle strade anche con l’ausilio del Gruppo G.I.O.N.A: una squadra speciale della municipale in borghese, che si occupa di degrado e lotta alla microcriminalità ed è addestrato anche per sicurezza e ordine pubblico. Ultimo, ma non meno importante, è necessario l’incremento di Posti di blocco sulle strade della città e del suo hinterland, per controllare i veicoli, i conducenti e i passeggeri. Un elemento importantissimo per mappare gli spostamenti nella città e monitorare il transito in uscita ed entrata. Tutti devono sentire il fiato sul collo, se la città si riempie di posti di blocco il male intenzionato ci pensa mille volte prima di girare armato e carico di droga.
Io non sono più disposto ad accettare azioni spot, abbattimenti che non risolvono i problemi, ma li spostano di qualche centinaia di metri, dichiarazioni e promesse che arrivano sempre a scoppio ritardato. La nostra città è segnata in modo indelebile dall’escalation criminale e non è più possibile tollerare l’indifferenza di chi dovrebbe lavorare costantemente per risolvere il problema e invece fa di tutto per minimizzarlo. Adesso basta”, conclude, ” i pescaresi meritano di vivere in una città sicura, dire che va tutto bene non fa sì che vada realmente tutto bene”.