
Uccise a coltellate i genitori e il fratellino
Milano, 28 giugno 2025 – Il Tribunale per i minorenni di Milano ha condannato a 20 anni di reclusione Riccardo Chiarioni, oggi diciottenne, autore della strage familiare avvenuta nella notte tra il 31 agosto e il 1° settembre 2024 nella villetta di famiglia a Paderno Dugnano, alle porte di Milano. All’epoca dei fatti aveva 17 anni.
Il giovane uccise con 108 coltellate la madre Daniela, il padre Fabio e il fratello minore di 12 anni, mentre dormivano. Dopo il massacro, fu lui stesso a chiamare il 112 per confessare: «Li ho uccisi tutti».
La sentenza e il processo
Il processo si è svolto con rito abbreviato, che ha consentito uno sconto di un terzo sulla pena massima prevista per i minorenni (30 anni). Il Tribunale ha accolto la richiesta della Procura, che aveva chiesto il massimo della pena possibile, escludendo il vizio parziale di mente, nonostante una perizia psichiatrica avesse evidenziato disturbi della personalità e una realtà mentale alterata, in cui il ragazzo parlava di un “mondo dell’immortalità” da raggiungere liberandosi degli affetti.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Amedeo Rizza, aveva chiesto il proscioglimento per incapacità totale di intendere e volere, o in subordine il riconoscimento del vizio parziale. Il legale ha definito la sentenza «durissima» e ha annunciato ricorso in appello.
Premeditazione e distacco dalla realtà
Secondo gli inquirenti, l’omicidio fu premeditato: nell’abitazione furono trovate armi da taglio nascoste e appunti che testimoniavano la pianificazione dell’attacco. Il ragazzo avrebbe agito con lucidità, nonostante i disturbi psichici, e avrebbe maturato l’idea di “cancellare la sua vita precedente”.
Durante il processo, è emerso che Riccardo viveva in una condizione di delirio ossessivo, convinto che l’eliminazione della famiglia fosse necessaria per una sorta di rinascita. Tuttavia, i giudici hanno ritenuto che la sua capacità di intendere e volere non fosse compromessa in modo tale da escludere la responsabilità penale.
Il percorso terapeutico
Nonostante la condanna, il Tribunale ha disposto per il giovane un percorso terapeutico specifico all’interno dell’Istituto penale minorile di Firenze, dove è attualmente detenuto. In questi mesi, Riccardo ha continuato a studiare in carcere, preparandosi per l’esame di maturità.