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      Il giallo nel verde di Tony Zitella va letto

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      L’esordio narrativo del giornalista pescarese per la Masciulli editore è una vera novità letteraria

      L’Abruzzo ha un nuovo, talentuoso narratore. È Tony Zitella cui sono legato da un’amicizia datata, figlia di una colleganza lambita. Il nostro incontro, infatti, risale alla fine degli anni Sessanta o, forse, all’inizio degli Ottanta del secolo scorso, in quella fantastica officina giornalistica di Via Firenze a Pescara dove veniva, pensato, disegnato, lavorato e costruito quel pregiatissimo strumento di divulgazione e informazione de La Nuova Gazzetta, diretta da Vittorio Mingione in coabitazione con Alfredo Di Pasquale.

      Lo dico subito, non amo alla follia scrittori ed editori “fatti in casa”, sì, forse per una sorte di pregiudizio, tante volte pienamente confermato. È raro, perciò che legga e, ancor meno, recensisca libri del genere. Per l’indimenticabile, emerito direttore di Tvq, bisogna fare uno strappo alla regola. Impiego giusto qualche riga per capire che la stoffa del narratore c’è, ed è pregiata. Stile secco, asciutto, come si conviene ad un ottimo giornalista, scevro da barocchismi e ridondanze narcisistiche pedanti e col timone della storia saldamente puntato verso la meta. Il tempo della narrazione abbraccia circa 12 giorni, con una scansione quasi pariniana. Il ritmo è incalzante e l’intensità narrativa a dir poco ammaliante. Non è il solito giallo, va detto subito, anzi è un caleidoscopio di colori che trova intelligente collocazione e funzionale ragione nella bella cornice della storia raccontata. L’opera di Tony Zitella è originale ed innovativa. Il giornalista pescarese usa in maniera illuminata la digressione, così cara al don Lisander.

      Una digressione sui generis che va dall’etimologia, alla fantasmagorica tradizione enogastronomica abruzzese, dell’interno, principalmente. Ricette, tradizioni, usi e costumi degni di un consumato antropologo. L’intreccio si fa apprezzare per la sua intelligente tessitura, lo stile, facile e colloquiale, ingrana la sua marcia trionfale in sequenze dialogiche in cui la ” parlatura” abruzzese trova un idioma efficacissimo, figlio della koinè con la quale la “lingua” d’Abruzzo deve fare i conti da sempre.  È l’affresco che ne esce della regione “più verde d’Europa ” risulta romantico e suggestivo, allo stesso tempo. Zitella rifugge da ogni sorta di funambolismo narratologico. Sceglie, a ragione, la focalizzazione zero e fa muovere la vicenda, per lo più, in modo sincronico. La storia, così, si legge di un fiato, appassiona e lega saldamente il lettore alle pagine, costringendolo a rimanere attaccato al libro fino all’ultimo rigo. Non va trascurata la scelta di una cornice cromatica, mai cervellotica, sempre coerentemente motivata, una scelta che rende la storia gradevole anche alla vista, retoricamente parlando. Ecco, anche questo, non è la solita roba, nessuna banalità, l’autore mette in mostra, in questa sua prima fatica letteraria, non solo grandi capacità di narratore ma, soprattutto, una virtù, oggi rara, tra gli scrittori contemporanei, quella di essere originale e portatore di significative novità formali e tematiche. E se poi Terenziano, il contadino (scarpe grosse, cervello fino), con una laurea alle spalle, vero protagonista della vicenda risolve il giallo, anzi no, i due gialli prima degli investigatori, facendo giustizia di in insopportabile antieroe, questo è proprio marginale. Bello, molto bello.

      Il giallo nel verde di Tony Zitella, Catignano (Pe), Masciulli editore, 2023, va letto.

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