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      “Il tempo vissuto”, l’Abruzzo interno e la sua storia

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      Il tempo vissuto”, un titolo che già di per sé evoca lentezza, pacatezza, tranquillità; termini che cozzano con la velocità estrema dei tempi post moderni.

      Un titolo che si potrebbe pensare sia frutto di un autore/trice diversamente giovane, che abbia voluto mettere nero su bianco i suoi ricordi, la sua vita, le sue storie.

      Ma siccome l’apparenza molto spesso inganna, “Il tempo vissuto” è un saggio scritto da un 34enne di Santa Rufina in Valle Castellana (Teramo) che porta il nome di Domenico Cornacchia.

      Cosa spinge un ragazzo di quella età a raccontare mille anni di storia della sua terra? Cosa lo porta a dedicare tempo a ricerche e studi sul quella terra? L’orgoglio, l’amore e la bellezza che vive ogni giorno lì, tra i Monti della Laga.

      Un libro suddiviso in tre parti: dal Duecento al Settecento, l’Ottocento e l Novecento di quel lembo meraviglioso di terra d’Abruzzo al confine con le Marche.

      Un saggio che fa rivivere al lettore una storia ancestrale, così lontana da sembrare fantastica; racconti di vita che sono lontano da noi al punto da farci sbalordire e dire: “Ma veramente era così?”.

      Domenico ha una dote che si palesa in modo chiaro in questo e negli altri tre lavori editoriali: la semplicità con cui racconta queste storie.

      Semplicità espositiva, semplicità nel narrare anni, secoli, così doversi miscelandoli con la storia del nostro paese nei suoi momenti epici e indimenticabili.

      Nicolino Farina, autore di svariate pubblicazione sull’Abruzzo, ha definito Domenico Cornacchia “uno storico narratore”; in effetti è una definizione più che corretta se leggiamo la mole di notizie, informazioni, documentazione storica e curiosità riportate ne “Il tempo vissuto”.

      A proposito di curiosità, due in particolare mi hanno colpito: la prima è che nell’Ottocento la tombola era considerata gioco d’azzardo, la seconda è che ad Ascoli, il 9 novembre 1892, venne ufficialmente aggiunto il termine Piceno per distinguerla da una località delle Puglie.

      Altro aspetto molto curioso e interessante, è la storia di Santa Rufina che dà il nome alla contrada in cui vive Cornacchia, che parte addirittura da Roma!

      Questi e altri spunti legati per esempio alla pastorizia, alla ciclicità degli alimenti, danno un quadro ampio, finalmente chiaro e noto di un’area ricca e unica che maggiore attenzione.

      Una appendice di prestigio e grande valore, sono le oltre 400 foto che fanno rivivere la storia di Valle Castellana e dei suoi abitanti compresa la famiglia Cornacchia.

      A Domenico dunque, ambasciatore dei Monti della Laga, il compito di continuare a raccontarci e farci conoscere questa parte d’Abruzzo che, dalla Montagna dei Fiori, ammira anche il mare.

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