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      L’ARTE RESTITUITA, dalle opere confiscate alle mafie al bene comune

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      Lamezia Terme – La Fondazione Trame e Associazione MetaMorfosi, con il Patrocinio del Ministero degli Interni ed il sostegno della Fondazione CDP, ente no profit del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti nell’ambito della prima edizione del bando Ecosistemi Culturali, presentano Visioni Civiche – L’arte restituita. Dalle opere confiscate alle mafie al bene comune un inedito progetto espositivo curato dal professor Lorenzo Canova che, da 18 giugno al 28 luglio, porterà in mostra nel Complesso Monumentale di San Domenico di Lamezia Terme, sede del Museo Archeologico Lametino, una selezione di opere d’arte sequestrate alla criminalità organizzata. Occasione per la presentazione della mostra, in un simbolico allineamento di temi e obiettivi, è il Festival dei libri sulle mafie Trame, che dal 2011 accoglie ogni anno oltre 10 mila presenze caratterizzandosi come un evento dal forte richiamo culturale sul territorio nazionale.

      La mostra, che sarà inaugurata contestualmente alla tredicesima edizione della manifestazione il 18 giugno alle ore 18, prevede l’esposizione di una ampia selezione di opere d’arte, frutto di sequestri ad alcune organizzazioni criminali attive in Italia, attualmente nelle disponibilità dell’Agenzia dei beni confiscati e della Città Metropolitana di Reggio Calabria, in una parte non fruibili. «Questo progetto – spiega Lorenzo Canova curatore della mostra – non nasce come una mostra tradizionale, ma come un segno fondato sulla forza simbolica delle arti visive, uno spazio di legalità e di condivisione civica nato da due nuclei di opere d’arte confiscate alle mafie: quello di Gioacchino Campolo e quello di Gennaro Mokbel».

      In esposizione, infatti, le opere sequestrate al “re dei videopoker” noto boss mafioso Gioacchino Campolo, esposte al Palazzo Crupi di Reggio Calabria, e quelle sequestrate a Gennaro Mokbel, finanziere vicino alla Banda della Magliana, nel 2010, mai esposte finora. Tra la quarantina di opere in mostra quelle di alcuni tra i più grandi maestri del Novecento tra cui Giorgio De Chirico, Antonio Ligabue, Paul Kostabi, Michele Cascella, Michele Cassinari, Cesare Berlingeri, Massimo Catalani, Luca Dall’Olio, Marco Lodola, Max Marra, Paolo Porelli, Pietro Annigoni, Franz Borghese e Bruno Caruso.

      I criminali – suggerisce la mostra – avevano un debole per l’arte e raramente riuscivano a resistere alla tentazione di aggiungere un pezzo pregiato alle collezioni private. Il percorso espositivo comprende, così, una serie di lavori che ci parlano anche del gusto personale dei mafiosi-collezionisti o del loro desiderio di accumulare arte di artisti affermati o di autori emergenti, opere uniche o tirature di grafiche, passando dalla pittura alla scultura, fino a opere installative o polimateriche. Un percorso composto da quarantaquattro opere che si inserisce con forza nel fervido contesto di un festival dal grandissimo valore civile come Trame. «È interessante notare come, nelle confische, ci siano non solo lavori di importanti maestri dell’arte italiana e internazionale tra Ventesimo e Ventunesimo secolo, ma anche dei quadri falsi come quello, esposto in mostra, che vuole contraffare un dipinto di Giorgio Morandi – aggiunge il curatore. – Un documento paradossale che ci fa capire come anche i criminali possano, con ogni probabilità, essere vittime di una truffa».

      «Obiettivo della mostra – spiega Nuccio Iovene, presidente della Fondazione Trame ETS – è, in un momento in cui sembra essere diminuita la percezione della pericolosità delle mafie, mantenere alta l’attenzione su di esse e sulle loro attività, di darne la rappresentazione reale, anche riguardo alla loro capacità di mettere le mani su affari e in settori apparentemente lontani, come ad esempio il mercato delle opere d’arte, e di diversificare i loro investimenti mediante il riciclaggio dei proventi illeciti anche attraverso di esse. Una mostra che non sarebbe stata possibile senza il sostegno decisivo della Fondazione CDP – che, attraverso il bando Ecosistemi culturali dello scorso anno, ha selezionato il nostro progetto – e senza l’attenzione e il supporto dell’On. Wanda Ferro, sottosegretaria al Ministero dell’Interno con delega ai Beni Confiscati, del direttore dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, il Prefetto Bruno Corda, e del Sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, che ha messo a disposizione la metà delle opere esposte in mostra. E grazie anche alla sensibilità e alla disponibilità della Direttrice dello splendido Museo Archeologico Lametino, la dottoressa Simona Bruni, che si è resa disponibile a ospitarla, e della dottoressa Daniela Vinci della Sovrintendenza di Reggio Calabria».

      «MetaMorfosi – spiega Pietro Folena, presidente dell’associazione che ha prodotto e organizzato la mostra in partnership con Fondazione Trame – con questa esposizione realizza l’obiettivo più significativo di un lungo cammino: affiancare alla produzione di mostre classiche e contemporanee una vocazione civica, individuando nelle esposizioni e nella divulgazione dell’arte e della cultura una straordinaria leva contro l’illegalità, la criminalità, le mafie e ogni forma di sopruso e di prepotenza. Dopo aver appena prodotto, per la prima edizione del Festival dell’Antimafia Sociale presso l’Università Federico II di Napoli, il video e la mostra Povertà, vecchie e nuove schiavitù nell’arte, partecipiamo ora con grande orgoglio a Lamezia Terme ad un progetto che ha l’obiettivo di restituire alla collettività opere acquisite col malaffare, sperando di aprire una nuova stagione che metta al centro l’arte e la cultura per contrastare la criminalità e l’illegalità».

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