Scamunéra di Lorenzo Sani da non perdere

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L’ultimo romanzo dello scrittore e giornalista sportivo bolognese edito da Minerva è un quid pluris della narrativa contemporanea

Dici Lorenzo Sani e, se lo hai incontrato almeno una volta, pensi a Bologna. Poi, prendi la sua ultima fatica letteraria: “Scamunéra”, e ti rendi conto che conosce territorialmente l’Italia in modo puntuale e, ancora di più, il tarantino con una perfezione sorprendente. Il romanzo uscito dalla sua fervida creatività, “Scamunéra- La leggenda del boss che sognava di fare l’attore”, stampato per i tipi della Minerva di Bologna a giugno del 2021, reso in 500 agili pagine di narrazione avvincente, racconta le vicende criminali negli anni Ottanta del secolo scorso, di un boss, detto “Il Messicano”, operante nella città dei due mari che, in qualche modo, si oppone allo spaccio di eroina nel capoluogo pugliese. Una scelta che scatenerà una sanguinosa guerra di mafia tanto da essere definita dagli organi d’informazione: “macelleria messicana”. In questo mondo lurido si muove anche un personaggio, discusso e discutibile, che, da editore di una TV locale, comincia la scalata alle istituzioni. La vicenda è raccontata con rara sagacia e la tecnica narrativa è davvero efficace. Il narratore esterno trova valido sostegno in un profluvio di sequenze discorsive che fanno scivolare il corposo romanzo come burro sul pane caldo.

Lorenzo Sani è un giornalista sportivo con uno spiccato talento per il Basket. Per anni ha raccontato, sui principali quotidiani italiani, le gesta del basket felsineo. Dalla sua ha anche di essere autore di tanti romanzi. Per quanto mi riguarda, al di là della stima professionale e umana che ci lega, Lorenzo Sani ha anche il merito di essere stato amico del mio mentore, Federico De Carolis che, addirittura cita con una delle sue frasi proverbiali, nel lavoro d’esordio: ” Più sangue Larry”, qui Federico, incontrandolo in ascensore nella redazione bolognese e, sapendo che Lorenzo era di ritorno da cronista di una gara di basket, gli lancia ironicamente: “È meglio un calcio d’angolo tirato male di tutti gli altri sport messi insieme “. Ecco, al di là del valore oggettivo del romanzo, per me Lorenzo Sani, ha un quid pluris che muove le corde del mio cuore.