Intervista con Antonio D’Intino, presidente dell’Ance Abruzzo nonché amministratore unico e legale rappresentante della Madis Costruzioni Srl
Quante imprese rischiano di fallire in Abruzzo e in Italia per i cambiamenti che ci sono stati nella regolamentazione del Superbonus 110 per cento? “In premessa, evidenzio lo stato attuale dei cantieri in Superbonus, con monitoraggio a cura di Enea e del ministero della Transizione ecologica, aggiornato al 31 ottobre 2022. Sono certificati 326.000 cantieri di Superbonus aperti in Italia, per 55 miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione e più di 38 miliardi di euro di lavori conclusi. Stiamo parlando di oltre l’1% del Pil per anno, il 4% con i settori collegati. In Abruzzo, al 31 ottobre 2022, si rilevano 9.255 cantieri di Superbonus, 1 miliardo e ottocento milioni di euro di lavori ammessi a detrazione ed 1 miliardo e duecento milioni di investimenti per lavori conclusi. Queste rilevazioni e il trend positivo dei lavori sono, però, inficiati dal blocco della cessione di crediti fiscali che ormai perdura da diversi mesi. Le imprese si trovano tuttora con cassetto fiscale pieno di crediti, ma senza liquidità, con rischio di sospensione dei lavori e, quindi, di fallimento. Il rischio di fallimento coinvolge almeno mille imprese in Abruzzo e 30mila a livello nazionale, generando contenziosi a raffica con fornitori e condomini”.
Quanto ha influito nel creare l’attuale situazione, pericolosa per l’economia e per la stabilità sociale, la mancanza di una selezione qualificata delle aziende nella prima fase del Superbonus 110 per cento? “Io ribalterei la domanda, nel senso di interrogarmi su quali garanzie di affidabilità può prestare un’impresa che non ha (neppure) una qualificazione – su requisiti di legge – riconosciuta da un soggetto terzo e che non applica il Ccnl dell’edilizia, pur svolgendo lavori edili? Teniamo presente che, in appena sei mesi, tra il settembre e il febbraio 2022, sono entrate sul mercato 1.600 imprese fai da te. Ecco che, come Ance, abbiamo suggerito, sin dall’introduzione del Superbonus, risalente al maggio 2020, alcune misure di miglioramento da applicare in via strutturale a questa tipologia di lavori, a partire dalla introduzione del Ccnl dell’edilizia, alla riserva dei lavori in capo a imprese qualificate. Le nostre sollecitazioni hanno trovato, purtroppo, una risposta molto lenta da parte del legislatore tanto che, solo a partire dal 27 maggio 2022, è entrato in vigore l’obbligo di applicazione dei Ccnl di categoria per le imprese che eseguono lavori interessati dai bonus edilizi, il cui importo risulti complessivamente superiore a 70.000 euro, pena il mancato accesso a queste agevolazioni. Per quanto riguarda la qualificazione, sempre con Legge n. 51/2022, è stato introdotto l’obbligo dal 1° luglio 2023 del rilascio dell’attestazione Soa per lavori di importo superiore a 516mila euro per potere accedere alle detrazioni previste per il Superbonus 110% e altri bonus edilizi. Il Soa attesta e garantisce il possesso da parte dell’impresa del settore delle costruzioni di tutti i requisiti previsti dalla attuale normativa in ambito di Contratti pubblici di lavori e, pertanto, rappresenta una garanzia in più per il committente sulla serietà e l’affidabilità di chi dovrà eseguire i lavori. A nostro avviso, i requisiti di qualificazione e di applicazione del contratto edile rappresentano misure determinanti per la qualità e la sicurezza del lavoro e per incidere concretamente sulla limitazione delle truffe che sono riconducibili ad aziende improvvisate, non inserite nel sistema degli enti bilaterali, senza storia e senza nulla da perdere”.
In termini percentuali, quante sono state le truffe fatte con il Superbonus 110 per cento? “A questo proposito, evidenzio che gli illeciti si sono concentrati sugli altri sgravi, a partire dal bonus facciate, per i quali la legge del 2020, stranamente, non prevedeva alcun controllo preventivo. I dati dell’Agenzia delle Entrate certificano che, dei 4 miliardi di truffa accertata nei bonus edilizi, solo il 3% vede coinvolto il Superbonus, mentre ai primi posti ci sono il Bonus facciate e l’Ecobonus. Il Superbonus, infatti, al netto di una irrisoria e fisiologica percentuale di operazioni dolose, messe in atto da finte imprese su finti cantieri, non ha una normativa facilmente aggirabile, ha criteri di ammissione e di avanzamento della spesa molto stringenti, ha obblighi di visti di conformità e di asseverazioni da parte di soggetti terzi tali da scoraggiare le truffe”.
Bankitalia e il governo Meloni non vogliono che i crediti fiscali vengano equiparati a una moneta virtuale alternativa all’Euro, ma perché si è arrivati a questo convincimento? “Non entro nel merito della disputa sulla moneta virtuale. Purtroppo, ne devo prendere atto, ma rinvio con interesse la questione ad altri soggetti, esponenti del mondo bancario e finanziario, oltre che strettamente politico: chiariscano, finalmente, i termini della questione. Da parte mia, come rappresentante di un settore che mette in moto economia reale, posso evidenziare che il Superbonus, oltre i benefici diretti, in termini di efficientamento energetico e sismico, ha inciso positivamente su economia e occupazione. Nel 2021, il settore delle costruzioni ha contribuito in maniera determinante alla ripresa dell’economia, dopo lo shock recessivo del 2020 per la pandemia, e ha pesato per oltre 1/3 sulla crescita del Pil. La crescita è stata trainata, in particolare, dal comparto della riqualificazione abitativa il cui incremento ha superato il 20%, grazie agli effetti eccezionali degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni. Nel quadro degli investimenti attivati dagli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica nel 2021, con il 110% a fare da traino, il saldo per il sistema economico del Paese risulta positivo per quasi 4 miliardi di euro. Il contributo dato al Pil nell’intero sistema economico riesce a compensare la spesa, generando un valore aggiunto in termini di benefici economico-sociali. Questi dati sono corroborati dalle recenti analisi pubbliche (Cresme, Luiss, Oice, Nomisma e Censis) . Poi, però, a ridosso della nascita del nuovo Governo Meloni, esce uno studio analogo di Banca d’Italia, su cui la stessa Banca non si assume alcuna responsabilità, nonostante metta il suo marchio in copertina, atto a dimostrare che la misura economica che ha sostenuto il Pil italiano nel biennio 2020-2021, in realtà, non serve e che in qualche modo prova ad indirizzare le future scelte. Prendiamo atto del fatto che la circolazione della moneta virtuale è mal vista, e allora, al fine di agevolare il processo di programmazione, pubblico e privato, perché non inserire un tetto massimo annuale di investimenti di 15 miliardi? In tal modo, si confinerebbe lo strumento in un plafond predefinito con una capacità, al contempo, di produrre un effetto diretto sul Pil, ogni anno, di almeno 1 punto e di ben 3 punti con l’indotto”.
A volte si ha la sensazione che il Superbonus 110 per cento, come il Reddito di cittadinanza, sia principalmente un terreno di scontro politico nel quale le prime e forse uniche vittime saranno i cittadini. “Non ci interessano gli scontri politici. Da parte nostra, ribadiamo la concretezza delle motivazioni a sostegno di una politica industriale per le costruzioni e reclamiamo la massima attenzione per un settore che in Abruzzo rappresenta, in termini di investimenti, l’11,1% del Pil regionale e in termini di occupazione il 24,1% degli addetti nell’industria e il 7,1% dei lavoratori operanti nell’insieme dei settori di attività economica. Il rischio attuale è quello di non saper cogliere le attuali straordinarie opportunità di lavoro, tra Superbonus e Pnrr, condannando il sistema economico e sociale a un declino inesorabile”.
In sintesi, il ministro dell’Economia Giorgetti ha detto che le imprese non devono credere che la cessione dei loro crediti sia un atto dovuto. “Questa dichiarazione è stata quantomeno avventata. Confidiamo nei lavori parlamentari di conversione del decreto Aiuti quater per la messa a punto delle soluzioni ponte. Questo ultimo intervento di modifica alla disciplina del Superbonus, con particolare riferimento al tentativo di riaprire la capienza fiscale dei cessionari, in modo da ridare ossigeno alle imprese, è chiaramente fallimentare. La fruizione dei crediti d’imposta non ancora utilizzati da spalmare fino a 10 rate annuali, in luogo dell’originaria rateazione di quattro o cinque anni, è solo teorica perché i cessionari non hanno nessun interesse a percorrere una strada più onerosa, con la conseguenza che non consentiranno la liquidazione dei crediti e le imprese falliranno. Anche per quanto riguarda la tempistica anticipata del nuovo decalage, si stanno già attivando accesi confronti tra committenti e clienti per le modifiche contrattuali da apportare- Tutta la filiera è in fibrillazione per le ricadute a cascata dei provvedimenti che colpiranno, in prima battuta, i lavoratori che, purtroppo, finiranno in cassa integrazione, con una stima di almeno 15 mila solo in Abruzzo. In questa difficilissima fase, bisogna prendere atto delle difficoltà, non alimentare le polemiche e lavorare per trovare soluzioni percorribili pensando al bene comune”.
Cosa chiede l’Ance all’Abi? “Ance e Abi hanno elaborato una proposta congiunta per il Governo, per stimolare un intervento straordinario che consenta agli intermediari di ampliare la capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dagli intermediari”.
Cosa possono fare le Regioni? “Si iniziano ad intravedere delle sperimentazioni virtuose da parte di territori che, per quanto di competenza, stanno elaborando provvedimenti normativi per intervenire, in particolare, sulla fase di sblocco dei crediti. Non esistono soluzioni magiche, ma siamo convinti che si possono individuare più percorsi da attivare in collaborazione con le istituzioni per superare la fase di empasse, a beneficio del bene comune, per poi confrontarsi serenamente sul prosieguo degli interventi”.
La pessima gestione del Superbonus mette in discussione la credibilità dello Stato italiano? “Per quanto ci riguarda, non rivendichiamo interessi di parte, e tantomeno privilegi di sorta, ma reclamiamo la giusta considerazione rispetto alle aspettative che lo Stato ha ingenerato e di cui deve farsi carico. Non entriamo nel merito dei cambiamenti di rotta, che ogni Governo legittimamente persegue, ma non possiamo sottacere il rischio che incombe sui rapporti ancorati alla precedente disciplina che non possono essere ricondotti a interessi privati oppure legati al rischio d’impresa. Il cambio delle regole in corsa non è sostenibile a queste condizioni. Rinnoviamo la massima disponibilità a confrontarci, per individuare le migliori soluzioni, nell’ambito dei lavori parlamentari di conversione del Decreto per trovare una via d’uscita dignitosa per tutti e, soprattutto, per lo Stato, che sta rischiando di perdere la fiducia dei cittadini e delle imprese”. (cro.pe.)