Sono 4.120 i nuovi contratti che saranno attivati dalle imprese parmensi nel mese di giugno, dato in flessione rispetto allo stesso mese del 2023.
Le analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio dell’Emilia sui dati del sistema informativo Excelsior evidenziano, infatti, una diminuzione del 7,0% , corrispondente a 310 nuovi contratti in meno.
Su base trimestrale (giugno-agosto), la flessione percentuale sarà la stessa (7%); i nuovi contratti, dunque, sono previsti a quota 12.400, vale a dire 930 in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Osservando i dati relativi a giugno, le entrate previste si concentreranno per il 60% nel settore dei servizi e per il 52% nelle imprese con meno di 50 dipendenti.
Pur mantenendo il primato sul numero dei nuovi contratti, il settore dei servizi esprime dati previsionali in diminuzione rispetto a quelli del giugno 2023, con 2.470 nuovi contratti (-10,8%); pevisioni di flessione anche per l’industria, con 1.650 nuovi contratti che evidenziano un lieve calo di 10 unità.
Nell’ambito dei servizi, la voce più importante è quella dei servizi alle imprese, con 980 nuovi contratti, seguita dai servizi alle persone (540), dal commercio (500) e dai servizi di alloggio e ristorazione (450).
Nel 24% dei casi, i nuovi contratti previsti saranno stabili, ossia a tempo indeterminato o di apprendistato, nel 53% dei casi saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita) e per il restante 23% riguarderanno contratti di somministrazione ed altre forme di collaborazione.
Delle 4.120 attivazioni previste per il mese di giugno, il 14,8% (610 posizioni) è rivolto a candidati con titolo di laurea e di ITS, il 25,2% (1.040 posizioni) a candidati col diploma di scuola media superiore, il 37,1% ( 1.530 posizioni) rivolte a soggetti con qualifica di formazione o diploma professionale; continuano comunque a crescere anche le opportunità per i soggetti che hanno la scuola dell’obbligo (940 posizioni, il 22,8% delle entrate previste).
Guardando l’area aziendale di inserimento, il 43,5% dei profili mensili ricercati sarà destinato alla produzione di beni ed erogazione del servizio, il 16,8% alle aree commerciali e della vendita, il 16,2% alle aree tecniche e della progettazione, il 4,9% all’area amministrativa ed il 3,9% alle aree direzione e dei servizi generali.
Persiste, intanto, il gap tra offerta e domanda di lavoro: nel 51% dei casi, infatti, le imprese prevedono di incontrare difficoltà nel trovare i profili professionali desiderati, per i quali, nel 59% dei casi, è richiesta esperienza professionale specifica.
I PROFILI PIU’ DIFFICILI DA TROVARE
Tra i profili ad alta specializzazione, quelli più difficili da individuare sono: tecnici della salute (79,5% dei casi), tecnici della distribuzione commerciale (nel 75% dei casi, di difficile reperimento), tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (nel 74,1% dei casi), ingegneri (72,9% dei casi) e tecnici in campo ingegneristico ( 69,3% dei casi).
Nell’ambito dei servizi, di difficile reperimento appaiono le professioni qualificate nei servizi di sicurezza, vigilanza e custodia (nell’85,4% dei casi), gli operatori della cura estetica (nel 65,6% dei casi), gli esercenti ed addetti nelle attività di ristorazione ( 53% dei casi), le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (50,6% dei casi) e gli addetti alla gestione amministrativa della logistica (nel 45,5% dei casi).
Tra gli operai, invece, sono di difficile reperimento gli operai addetti alle macchine automatiche e semiautomatiche per lavorazioni metalliche e prodotti minerali (nell’81,6% dei casi), i meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse e mobili (nell’81,4% dei casi), i fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria meccanica (nel 77,9% dei casi, di difficile reperimento), gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (76,8% dei casi) ed i conduttori di veicoli a motore ed a trazione animale (nel 67,8% dei casi, di difficile reperimento).
Anche le imprese piacentine faranno registrare un calo, con 2.380 nuovi contratti che saranno attivati nel mese di giugno, dato che evidenzia una flessione rispetto allo stesso mese del 2023.
Le analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio sui dati del sistema informativo Excelsior evidenziano, infatti, una diminuzione del 6,3%, corrispondente a 160 unità in meno.
Su base trimestrale (giugno-agosto) il calo del numero dei nuovi contratti sarà del 5,0%; le attivazioni, infatti, saranno 7.480, vale a dire 400 in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Osservando i dati relativi a giugno, i nuovi contratti previsti si concentreranno per il 73% nel settore dei servizi e per il 52% nelle imprese con meno di 50 dipendenti.
Pur mantenendo il primato sul numero dei nuovi contratti, il settore dei servizi esprime dati previsionali in diminuzione rispetto a quelli del giugno 2023, con 1.750 nuovi contratti (-9,8%), mentre si osserva un aumento del 6,7% nel numero dei nuovi contratti nell’industria e delle public utilities e stazionarietà nelle costruzioni, con 160 nuovi contratti.
Nell’ambito dei servizi, la voce più importante è quella dei servizi alle imprese, con 720 nuovi contratti, seguita dal commercio (530), dai sevizi di alloggio e ristorazione (250) e dai servizi alle persone (240).
Nel 25% dei casi, i nuovi contratti previsti saranno stabili, ossia a tempo indeterminato o di apprendistato, nel 49% dei casi saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita) e per il restante 26% riguarderanno contratti di somministrazione ed altre forme di collaborazione.
Delle 2.380 attivazioni previste per il mese di giugno, il 10,1% (240 posizioni) è rivolto a candidati con titolo di laurea e di ITS, il 27,3% (650 posizioni) a candidati col diploma di scuola media superiore, il 41,2% (980 posizioni) rivolte a soggetti con qualifica di formazione o diploma professionale; continuano comunque a crescere anche le opportunità per i soggetti che hanno la scuola dell’obbligo (490 posizioni, il 20,6% delle entrate previste).
Guardando l’area aziendale di inserimento, il 33,6% dei profili mensili ricercati sarà destinato alla produzione di beni ed erogazione del servizio, il 22,7% alle aree commerciali e della vendita, il 18,1% alle aree tecniche e della progettazione, il 2,9% all’area amministrativa ed il 2,9% alle aree direzione e servizi generali.
Persiste, intanto, il gap tra offerta e domanda di lavoro: nel 52% dei casi, infatti, le imprese prevedono di incontrare difficoltà nel trovare i profili professionali desiderati, per i quali, nel 54% dei casi, è richiesta esperienza professionale specifica.
I PROFILI PIU’ RICERCATI
Tra i profili ad alta specializzazione, quelli più difficili da individuare sono: tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (nel 95,2% dei casi), tecnici dei rapporti con i mercati (76,4% dei casi), tecnici in campo ingegneristico (nel 67,6% dei casi, di difficile reperimento), tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (63,6% dei casi) e tecnici della salute (60,0% dei casi).
Nell’ambito dei servizi, di difficile reperimento appaiono le professioni qualificate nei servizi personali (nel 63,6% dei casi), le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (nel 61,9% dei casi), gli esercenti ed addetti nelle attività di ristorazione ( 55,8% dei casi), gli addetti alle vendite (32,6% dei casi) e gli addetti alla segreteria e agli affari generali (28,6% dei casi).
Tra gli operai, invece, sono di difficile reperimento gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (94% dei casi), i fabbri ferrai costruttori di utensili (nell’89,2% dei casi), i fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria meccanica (nell’85,7% dei casi, di difficile reperimento), i meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse e mobili (nell’83,5% dei casi) e i conduttori di veicoli a motore ed a trazione animale (nel 79,6% dei casi, di difficile reperimento).
Andamento analogo nella provincia di Reggio Emilia in cui si registrano 4.560 i nuovi contratti che saranno attivati nel mese di giugno, una cifra in flessione rispetto allo stesso mese del 2023.
Le analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio dell’Emilia sui dati del sistema informativo Excelsior, infatti, evidenziano una diminuzione del 3,6%, corrispondente a 170 nuovi contratti in meno.
Su base trimestrale (giugno-agosto) il calo del numero dei nuovi contratti (che saranno 11.260) sarà del 4,8%, vale a dire 570 in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Osservando i dati relativi a giugno, le entrate previste si concentreranno per il 60% nel settore dei servizi e per il 58% nelle imprese con meno di 50 dipendenti.
Pur mantenendo il primato sul numero dei nuovi contratti, il settore dei servizi esprime dati previsionali sostanzialmente in linea con quelli del giugno 2023, con 2.730 nuovi contratti, mentre si osserva una diminuzione dei nuovi contratti nell’industria, con 1.840 nuovi contratti (-7,5% rispetto al giugno dello scorso anno), principalmente dovuta all’industria manifatturiera e public utilities (-11,8% rispetto al giugno 2023); il comparto delle costruzioni passa invece da 370 a 420 nuovi contratti attivati (+13,5%).
Nell’ambito dei servizi, la voce più importante è quella dei servizi alle imprese, con 910 nuovi contratti, seguita dai servizi di alloggio e ristorazione (730), dai servizi alle persone (490) e dal commercio (590).
Nel 25% dei casi, i nuovi contratti saranno stabili (la percentuale è leggermente superiore a quelle degli ultimi mesi), ossia a tempo indeterminato o di apprendistato, nel 50% dei casi saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita) e per il restante 25% riguarderanno contratti di somministrazione ed altre forme di collaborazione. Delle 4.560 attivazioni previste per il mese di giugno, il 12,3% (560 posizioni) è rivolto a candidati con titolo di laurea e di ITS, il 26,3% (1.200 posizioni) a candidati col diploma di scuola media superiore, il 43% ( 1.960 posizioni) rivolte a soggetti con qualifica di formazione o diploma professionale; continuano comunque a crescere anche le opportunità per i soggetti che hanno la scuola dell’obbligo (840 posizioni, il 18,4% delle entrate previste).
Guardando l’area aziendale di inserimento, il 44,9% dei profili mensili ricercati sarà destinato alla produzione di beni ed erogazione del servizio, il 17,8% alle aree tecniche e della progettazione, il 16,8% alle aree commerciali e della vendita, il 5,3% all’area amministrativa ed il 3,5% alle aree direzione e servizi generali.
Persiste, intanto, il gap tra offerta e domanda di lavoro: nel 51% dei casi, infatti, le imprese prevedono di incontrare difficoltà nel trovare i profili professionali desiderati, per i quali, nel 57% dei casi, è richiesta esperienza professionale specifica.
I PROFILI PIU’ DIFFICILI DA TROVARE
Tra i profili ad alta specializzazione, quelli più difficili da individuare sono: ingegneri (nell’81,6% dei casi, di difficile reperimento), specialisti nelle scienze della vita (nel 79,2% dei casi), tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (nel 74,5% dei casi), tecnici della salute (74,3% dei casi), tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (70,6% dei casi),
Nell’ambito dei servizi, di difficile reperimento appaiono le professioni qualificate degli operatori della cura estetica (nel 69,8% dei casi), le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (nel 63,8% dei casi), gli addetti all’accoglienza e all’informazione della clientela (41,1%), gli addetti alla gestione amministrativa della logistica (nel 40,5% dei casi), e gli addetti alla segreteria e agli affari generali ( nel 40,4% dei casi, di difficile reperimento).
Tra gli operai, invece, sono di difficile reperimento operai addetti alle rifiniture delle costruzioni (nell’83,5% dei casi), gli operai specializzati nell’installazione e manutenzione di attrezzature elettriche ed elettroniche (di difficile reperimento nel 78,4% dei casi), i meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse e mobili (76,2% dei casi), i fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria meccanica (nel 61,7% dei casi, di difficile reperimento) e fabbri ferrai costruttori di utensili ( nel 60,6% dei casi).