di Andrea Granata
Se c’era una possibilità che si potesse arrivare alla separazione delle carriere oggi possiamo ragionevolmente pensare che questa eventualità sia naufragata e forse cancellata per sempre.
Certo che se la sceneggiata seguita alla sentenza del Tribunale di Roma, con il corredo di sgangherate dichiarazioni di Nordio, Salvini e La Russa, rispettivamente Ministro della Giustizia, Ministro delle infrastrutture, e Presidente del Senato fosse frutto di un lucido disegno si dovrebbe riconsiderare tutto quanto si è detto e pensato circa questa classe dirigente che sarebbe lucidamente capace di manipolazioni mirabolanti.
Riflettevo che se un giorno avessi l’occasione di puntare l’indice verso gli esponenti di questa maggioranza lo farei per ricordargli che nell’ottobre del 2024 mi ha messo nelle condizioni di trovare ragionevoli commenti di giornalisti, politici, opinion maker che in genere non apprezzo, per usare un grosso eufemismo.
Indubbiamente agli esponenti dell’attuale maggioranza va riconosciuto il merito di aver creato un fronte, altrimenti impensabile, per far naufragare tutte le riforme sbandierate sulla Giustizia e questo senza dubbio è un grandissimo risultato, per loro ovviamente.
Sulla e per la Giustizia non faranno nulla, ma salveranno la faccia con il ritornello: “volevamo ma non ce l’hanno fatte fare”.
Chissà cosa avrà pensato Giovanni Toti di fronte ai suoi alleati svaniti nel nulla solo qualche mese fa, che invece oggi per difendere le scelte del Governo vanno talmente oltre da dire e promettere di fare cose enormemente più impegnative di quelle che si sono guardati dal prospettare solo pochi mesi fa, quando è passata per via giudiziaria la linea che fare politica in un determinato modo è un fatto penalmente rilavante.
Si perché è bastata solo qualche settimana e quelli che avevano mollato il Governatore della Liguria al suo destino perché le questioni di principio in politica anche no, ora si mascherano da Orban e si dichiarano capaci di tutto sfidando ogni tabù, dicendo l’indicibile, certi che qualcuno li fermerà.
Ma torniamo alla separazione delle carriere di cui agli italiani da decenni si racconta di Gelli l’aveva indicato come un punto del programma della P2, con il conseguente imbarazzante dibattito che da tale premessa poteva seguire.
Magari non è un caso che tra “difensori”, ma soprattutto tra i “riformatori” della nostra Costituzione nessuno ricordi come i nostri Padri costituenti non solo non erano contrari, ma tra di loro alcuni autorevoli giuristi, Bettiol, indicavano proprio nella separazione delle carriere dei magistrati un criterio distintivo tra stati liberali e stati totalitari.
Pensare che dopo le urla dei giorni sulla Giustizia, all’eterno Gelli che ritorna si possa affrontare da parte di questa maggioranza un tema spinoso come la separazione delle carriere dei magistrati non è un sogno, ma un’illusione.
Appunto.