Presidente grazie, ma è tempo che lei lasci e con lei tutta la sua compagine
Non c’è più niente da fare. E non è stato possibile nemmeno sognare. Uno stereotipo che si ripete ormai da troppo tempo. Inutile fare giri di parole, questa proprietà è ai minimi storici per risultati, stile, obiettivi, strategie e popolarità. In parole più semplici e, con un uso iperbolico della metafora, è sul gozzo al 90% del popolo biancazzurro. Si potrebbe scrivere un’enciclopedia cartacea sull’antinomia che palesa ciclicamente questo sodalizio. Nel corso di questa stagione, tanto per capirci, i pochi affezionati che hanno frequentato le gradinate dell’adriatico hanno assistito a gente accreditata a bordo campo: presentarsi sotto la curva Nord e sfidare i tifosi ( a proposito, poi, gli hanno dato il daspo, o lo danno solo ai tifosi?), un altro titolare di pass All areas schiaffeggiare in campo un avversario, reo di aver esultato in prossimità del settore destinato ai supporters pescaresi e una giovane donna, forse in stato interessante e in preda ad una crisi isterica, dar fuori di testa perché qualcuno, alla fine dell’ultima sfida per i play off, ha provato a criticare il marito calciatore. Trascurando la grave possibilità che, dopo un’eliminazione così bruciante, l’episodio avrebbe potuto innescare una reazione molto pericolosa. E questo solo per fermarsi agli aspetti più macroscopici.
La gestione tecnica nelle mani del direttore sportivo Daniele Delli Carri, poi, si commenta da sé: il dirigente ha mancato clamorosamente gli obiettivi prefissati, nonostante, ad inizio stagione, strombazzava ai quattro venti che il Pescara sarebbe tornato in B. È il caso di continuare con lui anche per la prossima stagione? Le responsabilità, come in famiglia, quando le cose vanno male, sono sempre del pater familias, non c’è niente fare, inutile far finta di nulla. L’esperienza di Daniele Sebastiani da presidente del Pescara è finita e, forse anche fallita, per come si era fatto conoscere dal pubblico pescarese.
E, quando si dice che la sua avventura da massimo dirigente del sodalizio biancazzurro è terminata, si dice perché la sua leadership e il suo management sono disconosciuti, criticati e avversati dalla quasi totalità del pubblico biancazzurro. A lui resta solo la proprietà giuridica del club, non certo quella morale. Ad horas, forse, Daniele Sebastiani è inviso alla gente di Pescara come o più di Benjamin Netanyahu nel mondo. Allora, con quali presupposti ripartire per restituire a questo club la categoria che merita, che non è certo la C? Assodato che non ci sono Inglesi, Australiani, Cinesi, Americani, Tedeschi, Arabi e via dicendo interessati a comprare il Pescara, per semplice motivo che lui non vende, da quanto si è capito, come programmare la prossima stagione? con lo stesso ds? allo stesso modo? Non si può continuare ad approfittare dell’altrui pazienza, come diceva Cicerone a Catilina. Il fallimento sportivo del presidente Daniele Sebastiani nel guidare la squadra ha avuto un impatto significativo sulla sua situazione attuale. La speranza è che nuove risorse e una visione chiara possano portare il club verso un futuro migliore