
Roma – In occasione della Giornata internazionale contro l’abuso di droghe e il traffico illecito, il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) lancia un messaggio forte e chiaro: basta con la repressione e la stigmatizzazione, serve un cambio di paradigma che metta al centro la persona, la salute e i diritti umani.
Il CNCA aderisce alla campagna globale Support. Don’t Punish, che ogni 26 giugno mobilita centinaia di realtà in tutto il mondo per chiedere politiche sulle droghe più giuste, inclusive e scientificamente fondate. L’associazione denuncia come in Italia l’approccio dominante resti ancora penalizzante e ideologico, con un uso distorto della legge che alimenta il sovraffollamento carcerario e ignora le reali esigenze delle persone con dipendenze.
Secondo il CNCA, la recente Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, pur affermando che nessuno dovrebbe essere abbandonato, continua a proporre strumenti repressivi come risposta. “Si confonde consumo con abuso e dipendenza – sottolinea il Coordinamento – e si continua a ignorare la distinzione fondamentale tra chi fa uso occasionale e chi ha bisogno di cura”.
Il CNCA gestisce oltre 190 comunità terapeutiche e rappresenta la più grande rete italiana di servizi per la riduzione del danno (Rdd), una prestazione prevista dai LEA ma spesso ignorata o delegittimata. “Si finanziano i servizi, ma si finge che non esistano”, si legge nel comunicato.
In vista della Conferenza Nazionale sulle Dipendenze prevista a Roma il 7 e 8 novembre, il CNCA annuncia la propria partecipazione per portare una visione alternativa, fondata su inclusione, responsabilità sociale e reinserimento. In parallelo, organizzerà una Contro-conferenza con altre realtà della società civile per discutere i temi esclusi dal dibattito ufficiale: dal reinserimento socio-lavorativo al dark web, fino al coinvolgimento degli enti locali e delle associazioni di consumatori.
Il messaggio finale è un invito all’azione: “In tempi segnati da repressione e autoritarismo, abbiamo il dovere di esserci, con i corpi, i pensieri e le azioni. Perché la felicità e la dignità delle persone non possono essere sacrificate sull’altare della paura e del pregiudizio.”