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      Oceani, dal vertice ONU nuove promesse. Per il WWF “Il successo si misurerà con l’azione”

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      Nizza, 16 giugno 2025 – Con la chiusura della terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani (UNOC), il WWF accoglie con ottimismo i numerosi impegni assunti per la salvaguardia marina, ma lancia un monito: senza un’attuazione concreta, l’entusiasmo rischia di svanire.

      Oltre 60 capi di Stato e di governo hanno partecipato a un summit che ha segnato un’attenzione storica per gli oceani. Al centro del dibattito, l’urgenza di agire contro la pesca eccessiva, i cambiamenti climatici e l’inquinamento.

      Uno dei progressi più significativi riguarda il Trattato sugli alti mari: con 51 ratifiche raggiunte, è ora vicino all’entrata in vigore. Il trattato rappresenta una chiave per raggiungere il traguardo del 30×30, ossia la protezione del 30% degli oceani entro il 2030, come stabilito dal Global Biodiversity Framework.

      Tuttavia, sottolinea il WWF, sarà necessario triplicare gli sforzi finanziari, stimati in almeno 175 miliardi di dollari all’anno, per sostenere le Aree Marine Protette e le comunità costiere. Importanti anche i passi avanti su altre priorità: più di 100 Paesi hanno ratificato l’accordo OMC per eliminare i sussidi alla pesca dannosa, e oltre 90 nazioni hanno ribadito il proprio sostegno a un trattato globale contro l’inquinamento da plastica.

      Nel corso della conferenza, si è rafforzato anche il movimento internazionale per una moratoria sull’estrazione mineraria dei fondali marini, mentre il WWF ha lanciato due nuove iniziative: la piattaforma BlueCorridors.org, dedicata alla protezione dei cetacei, e una coalizione internazionale per fermare l’estinzione di squali e razze, specie chiave per la salute degli ecosistemi marini.

      “Abbiamo visto promesse importanti – ha dichiarato Kirsten Schuijt, direttrice generale del WWF Internazionale – ma la vera sfida comincia ora: trasformare le parole in azione.”

      Anche dal WWF Italia arriva un appello deciso: “L’Italia, al centro del Mediterraneo, non può restare indietro”, afferma Giulia Prato, responsabile del Programma Mare. L’organizzazione chiede a Roma di ratificare l’accordo sul BBNJ, sostenere una moratoria sul Deep Seabed Mining e contribuire attivamente alla tutela della biodiversità marina.

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