
Avezzano, 24 giugno 2025 – A quasi due anni dalla tragica uccisione dell’orsa Amarena, simbolo della biodiversità appenninica, si è aperta oggi al Tribunale di Avezzano la prima vera udienza del processo a carico di Andrea Leobruni, l’uomo che si è autodenunciato per l’episodio avvenuto nella notte tra il 31 agosto e il 1° settembre 2023.
Il procedimento giudiziario, che si era inizialmente arenato per vizi procedurali a dicembre scorso, riparte con nuove premesse: il giudice dovrà decidere il 18 luglio su alcune eccezioni sollevate dalla difesa, tra cui la validità del decreto di citazione a giudizio e le costituzioni di parte civile.
Il WWF Italia, costituitosi parte civile attraverso l’avvocato Michele Pezone, ha ribadito l’importanza del processo quale occasione per riaffermare il valore della legalità ambientale e la necessità di pene adeguate per crimini che colpiscono specie rare e protette come l’orso bruno marsicano, di cui Amarena era una delle pochissime femmine in età riproduttiva.
“Ci aspettiamo una condanna che rappresenti un monito – dichiara il WWF – a chi crede di poter uccidere impunemente un animale tutelato dalle leggi nazionali e internazionali.”
Nonostante l’imputato abbia ammesso l’omicidio dell’orsa, sostenendo la necessità di difendersi, le indagini hanno accertato che Amarena non mostrava comportamenti aggressivi e si trovava lontano da persone al momento del fatto. I reati contestati sono: uccisione di animali (art. 544-bis) e accensioni pericolose (art. 703).
La delegata regionale del WWF, Filomena Ricci, ha ricordato che l’uccisione di Amarena rappresenta un colpo gravissimo per una sottospecie che conta appena una sessantina di individui, confinati in un areale limitato tra Abruzzo, Lazio e Molise.
Parallelamente, il WWF accende i riflettori sulla necessità di un rafforzamento normativo: le sanzioni previste dal codice penale per la morte di animali protetti sono considerate del tutto insufficienti. Per questo, l’associazione auspica l’applicazione dell’articolo 452-bis (inquinamento ambientale), che prevede pene detentive più severe per chi provoca danni significativi alla biodiversità.
Il caso Amarena è inoltre al centro di una più ampia battaglia politica: secondo il WWF, proposte recenti di modifica alla legge sulla tutela della fauna, presentate da forze di maggioranza, rischiano di indebolire ulteriormente gli strumenti di difesa per la fauna selvatica. In risposta, l’associazione ha lanciato una petizione pubblica che ha già superato le 60.000 firme, disponibile sul sito ufficiale.
Mentre la prossima udienza è fissata per il 18 luglio, le associazioni e i cittadini che difendono la natura attendono una sentenza che possa scrivere una pagina di giustizia ambientale, e fermare l’idea che la vita selvatica sia sacrificabile con leggerezza.