L’ORGANETTO, UN FRINGILLIDE PROVENIENTE DAL NORD
di Luca Giovanni Sagazio
Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga divenuto operante nel 1996 può vantare di circa 2300 specie vegetali, oltre un quinto dell’intera flora europea e un terzo di quella italiana. Altri numeri sono riportati dagli anfibi, circa quattordici specie e altrettanti quattro specie di tritoni. Punto d’incontro tra le specie mediterranee che raggiungono il limite settentrionale e di quelle artico-alpina che raggiungono l’estremità meridionale. Numerosi i “relitti glaciali”, specie derivanti dalle regioni boreali del periodo glaciale e in seguito rimaste isolate con il ritiro dei ghiacci, che annoverano non solo piante e insetti ma anche alcune specie di vertebrati come la Vipera dell’Orsini, l’Arvicola delle nevi, della Rana Temporaria e del Tritone Alpestre. Sulle principali vette trovano dimora numerosi uccelli: il Gracchio alpino e corallino, il Sordone, il Picchio Muraiolo, il Fringuello alpino, lo Spioncello, la Coturnice, oltre al Piviere Tortolino nidificante negli anni precedenti e ora avvistabile solo nei periodi di passo.

Salendo da Fonte Cerreto si fanno spazio aree più arbustive e steppiche con presenza arborea dove una specie proveniente dai quadranti settentrionali ha scelto il Gran Sasso come sito di svernamento. In realtà quest’area offre cibo, rifugio e habitat a un certo numero di specie svernanti, come per esempio il Merlo dal collare, le Cesene, i Tordi sasselli. Tra queste, in particolare, ha destato sospetto e curiosità una specie non abituale, l’Organetto, un fringillide proveniente dai settori più settentrionali di Europa e Italia. Come molti turisti nordici affollano ogni anno il Parco, anche questo uccellino ha scelto la nostra Regione e la nostra Montagna come meta per svernare. Infatti questo piccolo Fanello, cui in parte somiglia presenta dimensioni più ridotte ma colori simili. Gregario e socievole, i maschi maturi hanno una macchia rossa sul petto e entrambi i sessi del rosso sulla calottina. Lungo appena 13cm si ciba di piccoli semi che trova sulle conifere e di betulla. Solitamente rientra tra le specie meno inanellate tra i fringillidi, più comune invece nella fascia prealpina e alpina centro orientale, in particolare in Trentino, Veneto e Lombardia. Il suo areale va dal Regno Unito alla costa settentrionale del Baltico finlandese, alla Svezia centrale. I soggetti segnalati in Italia possono essere variabili e provenire da diverse zone d’Europa, alcuni soggetti infatti potrebbero provenire da molto lontano e aver percorso più di 2000 chilometri dai siti di inanellamento.
Questo ci fa capire quanto sono importanti le osservazioni documentate attraverso le foto della scorsa primavera, dove un nucleo consistente di Organetti ha svernato per tutto l’inverno fino ai primi di marzo sul Gran Sasso. In particolare nella porzione di Fonte Cerreto e nelle zone limitrofe già frequentate da altri fringillidi. Un dato incoraggiante di quanto la nostra montagna possa essere fondamentale e preziosa per le specie svernanti e stanziali. E probabilmente l’areale di diffusione dell’Organetto proveniente dall’estremo nord Europa culmina proprio con le nostre montagne e potrebbe essere il sito di svernamento più meridionale della specie. Un lavoro, quello del monitoraggio, svolto anche dal nostro compaesano Nicola De Leone, un illustre ornitologo di Abruzzo e Molise. De Leone ha vissuto a Penne agli inizi del nostro secolo e ha scritto un volume intitolato “Uccelli d’Abruzzo e Molise” pubblicato nel 1994. Lavoro che è stato presentato nella giornata dell’inaugurazione del Museo Naturalistico di Penne nel centro visite della Riserva Naturale Regionale del Lago di Penne. Nel suo volume Nicola De Leone cita l’Organetto e ne testimonia la presenza nella stagione invernale:
“Alcuni anni questi uccelli discendono in grandissimi stuoli al di qua delle Alpi, non giunge che assai di rado nel mezzogiorno della Penisola. In Abruzzo non è stato avvertito da alcuno degli scrittori, ma talora vi giunge, sebbene rarissimamente, anche in numero rilevante.”
Nella speranza di poter continuare a osservare certe meraviglie, ci auspichiamo che l’Ente Parco possa coinvolgere sempre più persone alla scoperta della biodiversità attraverso:
- Progetti didattici, esplorazioni in natura, sentieri e aree adatte allo studio e all’osservazione di animali e piante;
- Progetti di conservazione, coinvolgendo le scuole per le attività di pulizia e conservazione del territorio, come la raccolta dei rifiuti, la piantumazione di alberi e siepi autoctone adatte al sostentamento della fauna;
- Promuovere studi sui cambiamenti climatici e studiare l’impatto che esso ha sull’ambiente e sulle specie stanziali e migratorie;
- Lezioni di birdwatching, organizzando uscite di gruppo e insegnando ai più piccoli come osservare e identificare gli uccelli e altri animali;
- Istituire un’area per la realizzazione di postazioni fotografiche adatte ad attirare appassionati e sensibilizzare le persone, sostenendo un turismo sostenibile e, nel contempo, garantire la tutela di specie rare attraverso l’ausilio di punti di alimentazione e di vasche d’acqua fondamentali per la per la loro sopravvivenza;