
“Abbiamo deciso di rinunciare all’ampliamento della cosiddetta Città della musica perché è un intervento per noi inattuabile e, in conseguenza di ciò, intendiamo chiedere alla Regione Abruzzo di spostare quei fondi Fsc, pari a 1.000.000 di euro, su un altro intervento, vale a dire il risanamento del Teatro d’Annunzio. Cioè, abbiamo preferito non spendere fondi per un intervento che potrebbe risultare altamente problematico, perché da realizzare in una zona a rischio, e di chiedere che quel milione sia dirottato su un progetto assolutamente realizzabile, per il quale abbiamo già una dotazione di 1.180.000 euro che ci è stata assegnata dal Ministero della Cultura, arrivando così a un totale di 2.280.000 euro: fondi che ci permetteranno di riconsegnare alla città il Teatro d’Annunzio nella sua piena efficienza. Questa è l’operazione tanto criticata dall’opposizione: rinunciamo ai fondi regionali destinati a un progetto inattuabile e puntiamo ad utilizzarli per il Teatro d’Annunzio. Lo facciamo nello stesso modo pragmatico con cui abbiamo sbloccato decine di opere e cantieri per i quali si sono spesi oceani di parole inconcludenti, a cominciare dall’area di risulta, dopo 37 anni.
Una premessa è d’obbligo. La Città della musica, nome molto suggestivo creato 25 anni fa per rappresentare quel manufatto che si trova tra il fiume e l’Asse attrezzato, a fianco all’ex cementificio, non è stata mai utilizzata dalle Amministrazioni che si sono succedute per la sua posizione problematica, per la sua particolare conformazione che ne impedisce una fruizione normale e per i vincoli insuperabili che sono presenti in quell’area. È bene ricordare a tutti che quella struttura era l’ex inceneritore, una sorta di grande canna fumaria, un edificio stretto, alto e vuoto. Le precedenti amministrazioni hanno previsto la realizzazione di altri spazi, cioè laboratori e aule didattiche, ma dal 2020 l’area dell’intervento è inclusa nella nuova Carta di pericolosità idraulica, passando da area non vincolata dal Piano stralcio difesa alluvioni a zona di pericolosità idraulica molto elevata P4 e zona di pericolosità idraulica elevata P3. In ragione della “salvaguardia del superiore interesse pubblico alla sicurezza idraulica che non può in alcun modo essere sottovalutato o sottaciuta” abbiamo deciso di soprassedere, evitando di spendere somme per un’opera che appare impossibile da fruire se si tiene conto del criterio della sicurezza.
Nulla di strano, visto che per lo stesso motivo il canile (abusivo) è stato chiuso. All’epoca, quando siamo intervenuti sul canile, la minoranza ci attaccò dicendo che avevamo deciso di smantellarlo perché ci servivano gli spazi per i lavori di ampliamento della Città della musica. Non era così, fu chiarito subito, mettendo in evidenza l’esistenza di vincoli che impedivano qualsiasi intervento, a maggior ragione su una struttura abusiva. Oggi la stessa opposizione sostiene l’esatto contrario di allora, contesta la scelta di non ampliare Città della musica. Il discorso è molto semplice: i vincoli in quella zona impediscono di realizzare nuovi spazi chiusi, e anche i progetti esistenti, non ancora realizzati, hanno grandi difficoltà di realizzazione. Per l’opposizione, che quando governava non ha mai trovato uno sbocco di utilizzo concreto per quell’edificio problematico, avremmo dovuto continuare a spendere soldi pubblici, nonostante tutto. Ma mentre loro dimostrano di saper solo strillare, noi ci affidiamo alla nostra concretezza. E, oltre a chiedere alla Regione di dirottare quelle somme, intendiamo lanciare un avviso pubblico per capire se esistono soggetti interessati a fruire della Città della musica.
Ultimo dato: le uniche somme spese sono quelle relative agli interventi preliminari mentre per il resto non è stato affidato né pagato alcunché dal Comune.
Dispiace che anche su questa vicenda l’opposizione, a Pescara, sia riuscita solo a lanciare allarmi privi di sostanza, accuse infondate, dicendo tutto e il contrario di tutto, con una malafede intellettuale politica che cresce di giorno in giorno, nella speranza molto malriposta che, gridando sempre “al lupo, al lupo”, possa racimolare qualche voto in più”.