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      Costantini: ecco perché la sede della Regione non va fatta nell’Area di risulta

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      Intervista a Carlo Costantini, ex deputato e ora capogruppo consiliare di Azione, promotore del referendum consultivo sulla sede della Regione Abruzzo nell’Area di risulta della stazione ferrovia di Pescara. Questa sera Azione in Pescara, alle 19.30, nel salone del Caffè Letterario, si riunirà proprio per parlare del referendum. Sarà presente il deputato e segretario regionale Giulio Cesare Sottanelli.

      Costantini, per quale ragione ha attivato la leva del referendum consultivo sul tema della sede della Regione nell’Area di risulta della stazione di Pescara?
      “Lo Statuto del Comune di Pescara prevede che le scelte di particolare rilevanza per il futuro della Città vengano assunte dopo avere consultato le forze economiche e produttive e i soggetti sociali e culturali che operano sul territorio e prevede, inoltre, il referendum consultivo, riconoscendolo esplicitamente come “… strumento incisivo di democrazia diretta e di partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica …”.
      Nel caso della sede regionale, pur trattandosi di una scelta che iscriverebbe un’ipoteca definitiva sul futuro di Pescara, Comune e Regione hanno deciso come se i cittadini di Pescara, di Montesilvano e di Spoltore non esistessero.
      Ho quindi pensato che l’unico strumento utilizzabile per rimediare a questo vero e proprio sopruso fosse quello del referendum consultivo”.

      L’esperienza della Nuova Pescara ci insegna che molti politici sono restii ad accettare l’esito referendario: è un problema culturale?
      “E’ vero. Se l’esito referendario non è gradito, la politica molto spesso si arroga il potere di disattenderlo e questo, purtroppo, è avvenuto anche con Nuova Pescara.
      Si è discusso per anni del merito della scelta, fingendo di ignorare che era già stata operata in modo irreversibile dai cittadini. Da questo punto di vista, esiste un problema culturale, reso ancor più grave dai limiti del sistema referendario nel nostro paese.
      Ad esempio, si è discusso della possibilità di introdurre nel sistema degli Enti locali il referendum deliberativo, che trasformerebbe direttamente la volontà dei cittadini in provvedimento amministrativo. Ma evidentemente i tempi non sono ancora maturi”.

      Dove, a suo avviso, andrebbe costruita la sede della Regione e qual è la migliore destinazione per l’Area di risulta?
      “In primo luogo è necessario individuare dove sicuramente non va costruita. E dove non va costruita è nell’Area di risulta, per una serie innumerevole di motivazioni delle quali spero avremo modo di riparlare. Dove, invece, andrebbe costruita è semplice da individuare, per chiunque abbia a cuore il futuro di Nuova Pescara. In primo luogo è necessario partire dalla considerazione che dal 1.1.2024 Pescara sarà sostituita da Nuova Pescara.
      Quindi, qualsiasi analisi dovrebbe partire dalla considerazione che il territorio ove collocarla non sarà più quello attuale, ma potrebbe essere anche quello di Montesilvano e di Spoltore. Per quanto riguarda, invece, l’attuale territorio di Pescara, la sede della Regione deve costituire l’occasione per riqualificare aree periferiche e degradate della Città, per valorizzarle, renderle più accessibili, rivitalizzarle con nuove attività economiche.
      Da questo punto di vista, le zone della Tiburtina-Villa del Fuoco, come pure quelle di San Donato, offrono innumerevoli opportunità. L’obiettivo di qualsiasi amministratore con un minimo di visione è quello di rendere centrali e strategiche anche le periferie e non certo quello di incrementare il divario tra centro e periferia, continuando a concentrare tutto nel centro, fino a sfruttare l’ultimo metro quadro disponibile.
      Ma per fare questo non devi essere affetto dalla sindrome del nastro da tagliare. Questa scelta mi sembra dettata esclusivamente dal tentativo del sindaco Carlo Masci di tagliare un nastro anche per le Aree di risulta. Ma prima dei nastri da tagliare viene il futuro della Città. Questo vale anche sul piano politico e del consenso. Il nastro ti regala la visibilità di un giorno. Una scelta sbagliata pesa sul futuro delle nuove generazioni”.

      Parlando di Nuova Pescara, quali direttrici di sviluppo della città saranno rimarcate da Azione?
      “Le direttrici di Azione su Nuova Pescara sono esattamente quelle che ho descritto.
      Azione lavora non per consentire tagli di nastri o per fare selfie di fronte a una buca tappata o ad un marciapiede ristrutturato. Azione lavora perché Pescara possa diventare, tra 10 anni, quello che merita: la capitale indiscussa del Medio Adriatico.
      Per il bene di Pescara, ma anche e soprattutto dell’Abruzzo, perché chiunque sia in grado di ragionare in prospettiva sa già perfettamente che il futuro dell’Abruzzo si gioca anche e soprattutto sulla scommessa di Nuova Pescara”. (cro.pe.)

      Carlo Costantini, avvocato pescarese con lunghi trascorsi in politica, ora in Azione, ha vinto il referendum consultivo su Nuova Pescara e ora ha avviato l’iter per un referendum che possa bloccare la realizzazione della sede della Regione Abruzzo nell’Area di risulta della stazione ferroviaria di Pescara

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