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      Fine vita, una campagna senza fine

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      di Riccardo Varveri

      Non c’è fine per la campagna per il fine vita, ma un punto di svolta e delle buone notizie arrivano proprio dalla quinta Commissione dove, insieme a Gianluca Di Marzio, siamo stati auditi, in qualità di promotori, martedì scorso.

      Al termine di una giornata di interminabili relazioni in cui si è discusso degli indebitamenti delle ASL abruzzesi, abbiamo portato all’attenzione dei consiglieri presenti le motivazioni per cui la legge per la quale sono state raccolte lo scorso anno ben 8.119 firme è, a nostro avviso, necessaria. La proposta, infatti, prevede procedure e tempi certi su un diritto che in italia è già garantito dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019, per intenderci quella sul caso Cappato-Dj Fabo. La pronuncia della Consulta stabilisce i requisiti, ma di fatto non prevede, né potrebbe, tempi e procedure. Questo vuoto (esclusivamente normativo, poiché la Corte, individuando i criteri nella sentenza, si era già spinta oltre le proprie competenze) può sembrare una sottigliezza, ma è di fondamentale importanza: se i tempi di attesa per soggetti in quelle condizioni psico-fisiche si prolungassero all’infinito, questi potrebbero perdere uno dei requisiti individuati dalla Corte, venendo meno un loro diritto, pur restando ferme le loro volontà.

      Pensiamo al caso di Federico Carboni che, nelle Marche, ha dovuto attendere due anni per ottenere una risposta, o al caso di Anna, che dopo sei mesi, per avere una risposta dall’ASUGI (l’ASL del Friuli Venezia Giulia) si è dovuta rivolgere al tribunale di Trieste.

      Procedure e tempi certi per non discriminare, un sostegno alla Regione che, nel caso in cui dovesse ricevere una richiesta di suicidio medicalmente assistito, saprebbe perfettamente come muoversi, perché il diritto va in ogni caso garantito. E sapere come, cosa e in quanto tempo farlo potrà sembrare poco, ma invece è tutto per l’apparato burocratico: sempre il caso di Anna, infatti, insegna che l’ASUGI, a sentenza emessa, ha dovuto risarcire il paziente per 500 euro per ogni giorno di ritardo, oltre a dover pagare le spese legali.

      Fare un discorso economico su un tema così delicato può sembrare inopportuno, persino volgare: ma ogni qualvolta si esamina una questione inerente il welfare statale, bisogna considerarne ogni aspetto per poter garantire il servizio migliore. E questo proprio perché il tema è delicato.

      L’audizione si è svolta in un clima disteso, di vero dialogo, per cui abbiamo scelto di proseguire questa strada, oltre le scadenze fissate dalla legge (19 giugno). Ci saranno nuove audizioni, per sbrogliare alcune questioni normative legate al parere dell’Avvocatura di Stato su richiesta della Regione Veneto e del protocollo d’Intesa Stato-Regioni e il piano di rientro per le ASL della regione Abruzzo.

      Ma siamo fiduciosi del buon lavoro della Commissione e sul fatto che la nostra battaglia sul fine vita possa presto avere fine.

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