Ivo Petrelli su Progetto ‘Rinascita Riserva dannunziana’ post-incendio

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“La rinascita della Riserva naturale dannunziana dopo il terribile incendio del primo agosto 2021 è finalmente cominciata. Dopo due stagioni, le pigne rimaste sui pini non crollati in seguito al rogo, hanno rilasciato i propri semi, consentendo la nascita di oltre mille nuove piantine di Pini d’Aleppo per ogni ettaro di terreno, piante che ora dovremo far crescere. A questo punto, secondo la Commissione di esperti nominata dal sindaco Masci due anni fa e oggi intervenuta con una delegazione alla seduta della Commissione Ambiente, è tempo di aprire il vero cantiere: la natura ha fatto il proprio corso, ora è tempo di abbattere e rimuovere gli scheletri degli alberi bruciati ma rimasti in piedi, di cominciare una reale bonifica, seguendo il progetto che entro qualche giorno verrà consegnato al sindaco Masci dal pool composto da Fondazione AlberItalia e Università di Firenze, con l’intervento anche dell’Università de L’Aquila. E l’obiettivo è quello di iniziare i lavori entro tarda primavera, grazie anche al finanziamento disponibile di 1milione 200mila euro derivante dalla polizza assicurativa che ha in parte coperto il danno”. Lo ha annunciato il Presidente della Commissione Ambiente Ivo Petrelli ufficializzando l’esito della seduta della Commissione Ambiente che ha visto la presenza dell’assessore ai Parchi Gianni Santilli, dell’architetto Mario Caudullo del Servizio Verde, e dei tre esperti del Comitato, ossia il professor Gianfranco Pirone, il dottor Nevio Savini e il dottor Dario Febbo.

“Il rogo del primo agosto 2021 è stata una ferita profonda inferta a tutta la città – ha ricordato il Presidente Petrelli – e lo abbiamo visto attraverso la mobilitazione collettiva che ha coinvolto ogni comparto del territorio, dal tessuto economico alle università. Il primo ad attivarsi è stato il sindaco Masci che ha avuto la tempestiva idea di affidare lo studio per la rinascita e la ripresa della Riserva a un team di esperti di vario genere che hanno seguito passo passo il processo naturale di ripartenza dei tre comparti colpiti dalle fiamme, il 3 e il 4 più antropizzati, e il comparto naturalistico numero 5, il più devastato. A un anno e mezzo da quel tragico evento è arrivato però il momento di fare nuove scelte, anche in previsione dell’abbattimento dello svincolo a trombetta dell’asse attrezzato e dell’esproprio di alcune aree della zona che verranno accorpate alla Riserva stessa. Come ha ricordato l’assessore Santilli, da un lato si muoverà l’indagine giudiziaria su quel rogo, dall’altro si muoverà la gestione amministrativa che oggi può fare affidamento sulla disponibilità di 1milione 200mila euro da investire, frutto della riscossione della polizza assicurativa. È giunto il tempo di mettere in atto i cantieri per la rinascita della Riserva, a partire dai lotti 3 e 4 colpiti solo in parte dal rogo rispetto al comparto 5, e proprio nei primi due comparti dovremo ricostruire la casetta dei pensionati, i nuovi giochi per i bambini, oltre che portare avanti la bonifica dei rifiuti e detriti, operazione effettuata solo in parte proprio su suggerimento degli esperti e dei tecnici comunali: gli esperti hanno infatti consigliato di aspettare almeno due anni per consentire alla natura di fare il proprio corso, ovvero alle pigne di rilasciare i propri semi per la nascita di nuovi pini; i tecnici comunali, dal canto loro, non hanno ritenuto, sino a oggi, che ci fossero le opportune condizioni di sicurezza per entrare nelle zona devastate dal fuoco. Oggi, a un anno e mezzo dal rogo, tali condizioni sono mutate ed è possibile intervenire per restituire alla Riserva il suo splendore. Come ha ricordato il dottor Febbo, quando i tecnici sono entrati in una parte del comparto 5 hanno trovato bottiglie di vetro fuse, che significa che il rogo ha fatto salire la temperatura a 800-1.200 gradi, danneggiando pesantemente quello che era l’ultimo relitto storico dell’antica pineta dannunziana, una pineta che però ha resistito agli attacchi climatici, dunque quei pini erano effettivamente i più resilienti al tempo. Fra l’altro già nel 2021 il comparto 5 non era più una vera pineta, ma era divenuto un bosco misto con altre specie oltre ai pini, ospitando esemplari di olmo e di sorgo. Gli esperti hanno dunque suggerito al Comune di soprassedere all’abbattimento degli scheletri degli alberi bruciati ma sopravvissuti per consentire alla natura di effettuare la disseminazione che è andata avanti per due stagioni, e infatti ci sono piantine oggi già alte circa 60 centimetri, e altre di 30 centimetri, testimoniando due diverse fasi di fioritura. Nella seconda fase, ovvero nell’estate 2022, purtroppo c’è stata una forte siccità che ha dimezzato il numero delle giovani piante di pino rinate. Inoltre – ha proseguito il Presidente Petrelli – l’incendio ha apportato al terreno grandi quantità di potassio, azoto e fosforo, che ha favorito una ricrescita di piante esotiche che a oggi hanno invaso molti spazi, e che vanno tolte per dare spazio e luce alle piantine di pino. A oggi la Commissione di esperti, costituita il 19 agosto 2021, ha svolto 30 riunioni di gruppo, più di 15 riunioni solo negli ultimi due mesi, effettuando oltre 30 sopralluoghi nella Riserva, lavorando gratuitamente per la città. A tracciare il quadro botanico-naturalistico della situazione è stato il professor Pirone il quale ha ricordato che gli incendi si sono storicamente sempre verificati nei boschi. Quello della Pineta ha fatto scattare una strategia di preservazione naturale, con i semi presenti nelle pigne e sulle fronde che si sono risvegliati e hanno germinato. L’incendio, come ha ricordato il dottor Savini, ha colpito 11 ettari di pineta: oltre 5 ettari nel comparto 5, ovvero 55mila metri quadrati; 5 ettari nel comparto 4; mezzo ettaro nel comparto 3. A oggi il sovrasuolo è parzialmente già ricostituito: a febbraio-marzo 2022 erano state censite già 1.500-2.000 piantine di pino d’Aleppo nuove su ogni ettaro di terreno, poi la siccità della scorsa estate ha fatto scendere tali nuove piante a 600-1.000 unità per ogni ettaro. Ora il problema è rappresentato dall’invasione delle piante erbacee che rischiano di soffocare quelle di pino. E allora è giunto il tempo di programmare gli interventi da attuare nei comparti, come la bonifica del terreno dai resti del vecchio vivaio; l’eliminazione delle parti metalliche; ma soprattutto l’affidamento di un incarico multidisciplinare di consulenza per lavorare nel massimo rispetto della riserva nelle parti percorse dal fuoco con un progetto soft che preveda l’eliminazione degli scheletri delle piante rimaste in piedi e che comunque hanno ormai terminato il proprio compito disseminando i propri semi. E l’amministrazione comunque è di fatto partita: come annunciato dal dirigente Caudullo, è stata predisposta una convenzione con l’Università di Firenze e con la Fondazione AlberItalia che farà da capofila per il progetto di esbosco della Riserva, con il coordinamento del professor Marchetti, e la successiva ripiantumazione delle aree che ne avranno necessità. Fra due o tre giorni il Comune riceverà la bozza della convenzione che dovrà essere approvata, ed entro un mese verrà inviato il progetto di intervento, con l’obiettivo di partire per fine primavera, intorno al mese di maggio, con il cantiere per l’eliminazione delle piante bruciate e la rimozione delle erbe infestanti. La somma del ristoro assicurativo dovrebbe anche garantire il rifacimento della recinzione, della casetta distrutta e alcuni espropri. Consideriamo che solo l’intervento di esbosco dovrebbe costare circa 200mila euro; 80mila euro la rimozione dell’antico vivaio. Nel frattempo, nel progetto di rifacimento di via Pantini è stato finalmente previsto l’impianto antincendio pro-pineta dannunziana, utile a garantire anche l’irrigazione della Riserva per supportare la fase di attecchimento dei nuovi pini”.