
Roma, 21 giugno 2025 – Dopo l’attacco del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, rivolto ieri sera agli iscritti di Magistratura Democratica, l’associazione dei giudici progressisti non resta in silenzio. Con una nota ufficiale, l’Esecutivo ribadisce i motivi della propria adesione alla manifestazione per la pace in programma oggi nella Capitale, rilanciando con fermezza l’idea di una magistratura indipendente e profondamente radicata nei valori umani e costituzionali.
“Nessuna rassegnazione di fronte alla logica della guerra, del riarmo, del genocidio e dell’autoritarismo”, affermano i giudici progressisti. “La nostra è una scelta coerente con la funzione essenziale della magistratura: quella di porre un argine all’uso della forza e alla distruzione dettata da logiche di potere”.
Nel comunicato, Magistratura Democratica rivendica un’eredità culturale e giuridica che va dall’Europa indoeuropea e classica fino alle costituzioni democratiche del dopoguerra, costruite proprio per impedire derive totalitarie e riaffermare il primato del diritto. In questa cornice, i giudici – secondo l’associazione – non solo hanno il diritto, ma il dovere morale e giuridico di intervenire pubblicamente quando l’equilibrio costituzionale e i diritti umani sono messi in pericolo.
“La vera terzietà – sottolineano – non è indifferenza, ma la capacità di difendere l’etica e l’umanità quando la civiltà stessa rischia la distruzione di massa. Una magistratura silenziosa di fronte allo sterminio e alle minacce di guerra globale sarebbe solo una burocrazia servile, lontana dalla sua missione”.
Il riferimento esplicito va alle tragedie in atto nella Striscia di Gaza, in Ucraina e in altri scenari di crisi. “Non possiamo ignorare i rischi che questa escalation bellica comporta per interi popoli e per l’intera umanità. I giudici devono alzare la voce”.
Infine, Magistratura Democratica ribadisce la propria visione: una magistratura realmente indipendente, libera da condizionamenti governativi e sempre al fianco del diritto, della Costituzione e della pace internazionale. Una visione che oggi più che mai vuole farsi sentire, in piazza e nelle istituzioni.