Caro Ministro, cari sindacati cari Colleghi,
sono Emanuela, una docente specializzata TFA. Ho iniziato a lavorare a scuola nel 2006, come assistente specialistica con la lingua dei segni e la Comunicazione Aumentativa Alternativa , dopo un corso di formazione di 4 anni. Mi piaceva il mio lavoro, l’ho fatto con dedizione e passione per 16 anni, affiancando le meteore che anno dopo anno si susseguivano a ricoprire il ruolo di docenti di sostegno, senza specializzazione, aiutandole, supportandole, cercando di passare non solo le mie competenze, ma una visione che era già inclusione pura.
Ho visto anni di terapie buttati nel secchio per approcci sbagliati. Fino a vedere un ragazzo nello spettro autistico che si stava perdendo irrimediabilmente per colpa di strategie sbagliate. Il suo urlo, il sangue che sgorgava dalla sua fronte tutte le volte che andava in meltdown sono diventati la forza propulsiva che mi ha portata a studiare per passare le selezioni del TFA. Studiare di notte, studiare con gli auricolari mentre accompagnavo i miei figli al parco, ascoltando le pagine del libro che leggevo ad alta voce e registravo la notte.
Ho passato le tre prove. Non mi è stato riconosciuto nessun punteggio per i 16 anni di lavoro e formazione continua. Un corso in presenza. Esami intermedi. Tirocinio. Laboratori. Esame finale. Era fatta. Uscita con il massimo dei voti ero finalmente entrata in graduatoria. In una posizione discreta.
Finalmente, potevo fare la differenza.
Ed invece no.
Quando sono usciti i bandi per i corsi di abilitazione mi sono informata con i sindacati. Ho chiesto cosa avrei dovuto fare, la risposta si trasformava in domanda “vuoi lavorare sul sostegno? Non ti interessa la materia? Iscriviti alla prossima apertura, le GPS si chiuderanno prima della fine dei corsi abilitanti ed i titoli culturali si caricheranno tra due anni sul sostegno”.
Caro Ministro, cari sindacati, cari Colleghi, sono Emanuela e sono una docente di sostegno precaria. Quest’ anno ho lavorato su due scuole. Una di queste non ha caricato il contratto ed io ho percepito la metà dello stipendio. Ero assistente specialistica, amo il mio lavoro. Sono abituata a lavorare anche se non mi pagano.
Però, i duemila euro da investire in un corso abilitante su materia che non avrebbe avuto ripercussioni sul sostegno non li avevo. Non mi iscrivo. Tanto io “da grande” voglio fare la docente di sostegno.
Poi cambia tutto.
Lo slittamento dell’apertura delle GPS, la possibilità data a chi si era abilitato su materia di caricare 36 punti sul sostegno (pari a tre anni di lavoro) dopo un corso di due mesi online. L’inserimento a pettine di 11.000 (undicimila) specializzati all’estero con un titolo non ancora riconosciuto, ai quali è stato permesso anche di abilitarsi su materia, nonostante in mano non abbiano nulla di concreto se non i ricorsi, nei confronti del ministero, la cui rinuncia a procedere gli garantirà la possibilità di partecipare a dei corsi INDIRE (in fase di definizione) che possano compensare la formazione estera.
Piombo in una realtà distopica in cui la mia formazione, il mio impegno, la mia passione, non valgono più niente.
La graduatoria del sostegno è stata stravolta
Ed io sono fuori. In basso. Dove non arriva l’algoritmo che quest’anno chiamerà chi non ha ancora un titolo di Specializzazione convalidato e chi ha deciso di abilitarsi su materia, in sintesi, chi non vuole lavorare sul sostegno.
Io sono fuori.