Più del 70% degli assunti in Abruzzo ha un’istruzione tecnico-professionale. Ma i giovani preferiscono il liceo

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Confartigianato: “Per favorire l’occupazione e superare il mismatch scuola-lavoro occorre un’alta qualità dell’offerta formativa”

Sono 23.904 gli studenti abruzzesi che nell’anno scolastico 2021-2022 hanno seguito percorsi di istruzione tecnica e professionale, pari al 42,4% del totale degli alunni che hanno frequentato le scuole secondarie della regione. Numeri che collocano l’Abruzzo al penultimo posto nella graduatoria nazionale degli studenti che hanno compiuto questo tipo di scelta formativa: subito dopo l’Umbria (44,4%) e immediatamente prima del Lazio (al 36%).

In Italia sono circa 1 milione e 296 mila gli studenti delle scuole secondarie che hanno puntato sull’istruzione tecnica e professionale. La media nazionale, pari al 48,7%, è stata ampiamente superata in Veneto (55,7%) ed Emilia-Romagna (55,2%), ma anche in Friuli-Venezia Giulia (52,5%), Puglia (50,6%) e Lombardia (50,2%). È quanto emerge dall’analisi dei dati del Ministero dell’Istruzione elaborati dal Centro studi di Confartigianato. Le città con il maggiore numero di studenti tecnico-professionali sono soprattutto quelle del Nord: al primo posto la provincia di Vercelli (61,3%), tallonata da Vicenza (61%), Rovigo (60,8%) e Reggio-Emilia (60,7%). Restringendo lo sguardo all’Abruzzo, invece, è Chieti, con il 44,7%, la provincia con la più alta percentuale di alunni che optano per un indirizzo tecnico professionale, seguita da Pescara con il 42,2%, da Teramo con il 41,9% e infine da L’Aquila con il 40,1%.

Dall’incrocio dei dati del ministero con quelli di Unioncamere-Anpal, affiora inoltre un dato particolarmente significativo: nonostante la scuola tecnico-professionale garantisca maggiori possibilità di inserimento nel mondo lavorativo, i giovani abruzzesi continuano a preferire in larga parte il liceo. Eppure, nel 2022, il 70,6% del personale assunto in Abruzzo possedeva un’istruzione tecnico professionale. Un dato che peraltro supera di gran lunga la media nazionale, ferma al 63,2% della domanda complessiva di lavoro da parte delle imprese in cerca di profili con tali caratteristiche formative.

Un ulteriore paradosso è rappresentato dal fatto che in Italia, sebbene molti giovani abbiano scelto una formazione tecnico-professionale, resta difficile reperire il 42% del personale (pari ad 1 milione e 377 mila lavoratori) in possesso di un’istruzione di questo tipo. La difficoltà si riscontra soprattutto, in riferimento al livello secondario, per gli indirizzi di elettronica ed elettrotecnica (59,8%), e di meccanica, meccatronica ed energia (56,2%). Per quanto concerne le qualifiche di formazione o diploma professionale, le maggiori criticità riguardano gli indirizzi di impianti termoidraulici (61,9%), elettrico (54,7%) e meccanico (51,5%).

“L’analisi mette in evidenza che per sostenere l’occupazione giovanile nei principali settori del nostro tessuto produttivo – osservano il presidente di Confartigianato Imprese Abruzzo Giancarlo Di Blasio e il segretario regionale Daniele Di Marzio – occorre puntare con più decisione sull’innalzamento della qualità dell’offerta formativa di istruzione tecnica e professionale”. Secondo i due esponenti dell’associazione di categoria, “occorre intervenire innanzitutto sul piano della programmazione di un’offerta formativa sempre aggiornata e proiettata verso le figure professionali maggiormente richieste dal mercato del lavoro. In secondo luogo, è necessario valorizzare l’insegnamento di competenze tecnico-pratiche, soprattutto attraverso le attività di laboratorio e la professionalizzazione dei docenti tecnici”. Per ridurre l’attuale paradosso del mismatch scuola-lavoro, secondo Di Blasio e Di Marzio, “sarebbe inoltre opportuno riservare particolare attenzione all’attuazione del nuovo Sistema di orientamento scolastico e formativo, soprattutto in riferimento al Job Placement”. In conclusione, il presidente e il segretario regionale di Confartigianato Abruzzo, “al fine di favorire l’occupabilità e l’inserimento lavorativo”, suggeriscono “di promuovere l’insegnamento delle competenze imprenditoriali, rilanciando contestualmente l’alternanza scuola lavoro e l’apprendistato duale, strumenti in grado di creare collegamenti diretti con i sistemi produttivi strategici dei territori e quindi una più facile transizione nel mondo del lavoro”.