di Davide Pitocco
Nel 1994 in un bel 25 maggio la carovana rosa parte da Montesilvano per arrivare a Campitello Matese. Nella città costiera abruzzese è un tripudio di colori, una festa in piena regola con caroselli, scuole chiuse, famiglia già in spiaggia per godersi il primo sole, il primo mare che sa di sale e di pane caldo. Gli amatori si sono svegliati presto e sono già in strada con le loro due ruote, mentre in hotel i corridori stanno pranzando, anche se l’orologio segna appena le nove del mattino. Nei corridoi degli alberghi gli addetti del settore possono incontrare un taciturno Indurain che, pur puntando al tris, non è partito con il massimo della forma, gli occhi azzurro cielo di Gianni Bugno, ma anche la pelata iridescente di Marco Pantani. Siamo solo alla quarta tappa e la corsa rosa prendeva il via nella seconda metà di maggio.
La tappa sembra non voler lasciare nessun segnale entusiasmante, almeno fino all’inizio della salita molisana. Oscar Pelliccioli scatta e da all’attacco da solo. Dietro il plotone procede del suo passo. Ci prova Chiappucci seguito da Pantani e Poulnikov, ma lo scalatore della Carrera fa un fuori giri ed entra in crisi; ad un certo punto in fila con Bugno a fare l’andatura ci sono Indurain, Tonkov e Pantani. Quei quattro lì in salita producevano tanta di quella energia cinetica da poter illuminare almeno metà New York. In molti ricordano ancora i capelli sempre perfettamenti pettinati di Bugno, ma soprattutto quell’uragano di emozioni che quei corridori riuscivano a trasmettere a tutti i telespettatori incollati alla televisione.
Molti hanno nostalgia di questi giri d’Italia, come mai? Forse perché, come nell’edizione del 2025 abbiamo visto un fenomeno di 25 anni contro semplice, ma validissimo atleta di 38 anni? Risposte ce ne sarebbero a vagonate, ma la storia ci insegna che per tutte le cose c’è il loro tempo ed il loro spazio, basta solo capire in quale congiunzione storica dove ci si trova. Ora forse è il tempo della riflessione e della consapevolezza. Ma torniamo al racconto di tappa.
Si giunge cosi ai meno quattro: a quel punto dal gruppetto scremato degli uomini di classifica esce un volto nuovo il vincitore della Liegi Bastogne Liegi, il russo Evgeni Berzin, detto Eugenio. Dimostra di avere una forma strepitosa, con poche pedalata lascia il vuoto dietro di sé, anche il campione spagnolo Indurain deve inchinarsi davanti alla potenza dello zar. A un chilometro dalla vetta raggiunge Pelliccioli. L’italiano vende cara la pelle e fa sudare al russo le proverbiali sette camice per ottenere la vittoria di tappa. A 17” arriva Wladimir Belli, poi a 47” chiude un gruppetto con dentro Indurain, Bugno e i giovani emergenti Rebellin e Pantani.