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      C’erano un belga ed un francese, ma nessun italiano: Oro olimpico per Evenepoel

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      di Davide Pitocco

      Il giorno tanto atteso per gli amanti del ciclismo è giunto, la prova in linea uomini Elite alle Olimpiadi è pronta a partire per un totale di 272 con tante brevi salite da affrontare senza l’ausilio delle squadre, perché ogni nazione al massimo può contare 4 corridori. Probabilmente per i primi cento chilometri non ci saranno attacchi decisivi, proprio in virtù dell’organizzazione di gara.

      La competizione è stata subito combattuta, un gruppo di battistrada è riuscito a guadagnare fino ad 8’ sul plotone generale, da cui sono usciti quattro inseguitori, tra cui l’azzurro Elia Viviani, bravissimo a rimanere nella scia dei fuggitivi. La scelta del veronese nel quartetto tricolore è nata dal fatto che è un ottimo passista e può essere utile per prendere il comando della corsa, anche se Olanda e Danimarca stanno facendo la voce grossa. La squadra azzurra gravita intorno alla ventesima posizione, tutti uniti, pronti a seguire le indicazioni di Bennati. Mozzato e Bettiol devono parlarsi e coordinarsi per capire dove muoversi in previsione di una possibile vittoria. La trama intessuta dall’Olanda è tutta incentrata per lo scatto di Van der Poel. Sulla corsa si addensano nuvole abbastanza oscure, che minacciano pioggia.

      Tra cinque giorni Viviani si troverà impegnato nella pista e così la prova in linea, indipendentemente da come andrà, servirà da ottimo allenamento per le gare future. Evenepoel si muove quando mancano 70 km, ma non riesce a prendere vantaggio. La fuga dell’azzurro ormai sta per terminare.

      Durante la prova olimpica non è permesso l’uso delle radioline.

      Alle 16.25 si entra nella parte finale. I migliori sono tutti lì a giocarsi le loro chances. I tre strappi della collina di Montmartre potrà dare dei verdetti inesorabili, anche se deve essere  scalata per ben tre volte. I favoriti non si sono ancora mossi. Bettiol marca stretto Evenepoel, infatti ogni volta che il belga si è mosso, non ne ha mai perso la scia. Sul terzo strappo a 46 km dall’arrivo il campione del mondo, Van der Poel, attacca, subito seguito da Van Aert, una vera rasoiata quella dell’iridato.

      Però alla fine un sontuoso Evenepoel, che ne ha avuto più di tutto, riprende gli attaccanti e con la mano saluta tutti e se ne va, come un freccia scagliata da un arco divino. Solo il francese Madouas riesce a tenere la sua ruota, ma sulle ultime asperità di Montmartre il belga gli rifila più di un minuto. La medaglia d’oro sembra così avere il suo padrone. Nel passaggio davanti al Louvre la grande recita di Evenepoel rischia di tramutarsi in un dramma per un problema meccanico. Si ferma e con ampi gesti invita il meccanico a portare la bici sostitutiva. Fortunatamente aveva un tesoretto di più di un minuto e così risale in sella e corre verso il traguardo posto sotto la Torre Eiffel. Nessuno è riuscito a tenere la sua ruota. Ha chiuso ogni discussione andando a riprendere tutti e togliendoli dalla ruota in modo prepotente uno dopo l’altro. 

      Bettiol si è visto solo ai primi allunghi del belga. Sotto le attese la nostra nazionale. Madouas conquista l’argento e Laporte si va a prendere il bronzo.

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