FOSSACESIA MARINA – ORTONA INCORONA IL DIO DEL TEMPO E DEL TUONO EVENEPOEL

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di Davide Pitocco

Significativa la tappa inaugurale di questo Giro d’Italia n. 106. Una cronometro individuale da Fossacesia marina ad Ortona. I corridori hanno corso su strada costeggiate tra filari di ulivi che si lasciavano rapidamente alle spalle, con un occhio alle lancette dell’orologio che scorrevano impietose ed un altro alla costa dei trabocchi celebrata da d’Annunzio per il suo fascino misterioso.

I 19,6 km della prima tappa sono quasi interamente pianeggianti, con una salita finale di 1300 mt al 5%.

L’inizio del Giro non poteva deludere e non l’ha fatto. Ha visto fronteggiare gli dei del ciclismo contro il demone del tempo. In sella alle loro biciclette hanno fatto rivivere le lotte sanguinose di Zeus contro Crono e i suoi titani. Ogni pedalata era un colpo inferto a Crono, ogni pedalata era una fatica struggente per arrivare all’ambito traguardo fermando le lancette dell’orologio anche un solo secondo prima dell’avversario. È stata una battaglia di nervi, di muscoli, di sudore, ma anche di applausi, di incitamenti e di un caleidoscopio infinito di colori. Nella sfida eterna degli uomini contro gli uomini e dell’uomo contro il tempo, tiranno impietoso, alla fine ha vinto lo sport, con le migliaia di appassionati che hanno affollato le strade per vedere passare i loro beniamini, disegnare traiettorie al limite del proibito e pedalare fino allo spasimo ultimo dei muscoli, sotto un sole primaverile che inebriava come vino dolce.

Tutti si aspettavano sul podio per indossare la sua terza maglia rosa di fila Filippo Ganna ed invece lo specialista italiano delle corse contro il tempo si è dovuto inchinare allo strapotere di Evenepoel che da subito ha allungato gli artigli sul simbolo del primato. Ha superato l’italiano di ben 43’’ con il tempo di 21’18’’. Importante è stato anche il distacco inferto al suo diretto avversario, Roglic. Nonostante Ganna abbia letteralmente volato, chino sui pedali in perfetta posizione aerodinamica, con le gambe che mulinavano come pistoni ben oliati del motore di una Ferrari, lo sforzo supremo non è stato sufficiente, perché Evenepoel deve aver rubato il caduceo e le ali allo stesso Mercurio e alla fine la classifica finale lo visto primeggiare, con un grande vantaggio anche su un altro diretto avversario per la vittoria finale, Geraint Thomas, indietro di ben 55’’.

<< Ho fatto quello che dovevo. Mi sento al massimo. È andata come doveva andare. Lui è stato più forte, più degli altri. Le mie sensazioni erano buone.>>

Queste le parole di Filippo all’arrivo. Dopo il primo intertempo il corridore italiano aveva fatto registrare un distacco di 12’’, poi saliti a 43’’. Si può dire che è stata una battaglia tra fenomeni. Le ruote lenticolari mulinavano ad una velocità impressionante, sembravano laser pronti a sforare la barriera del tuono. Le tute aderenti e i caschi, tesi a fendere l’aria ed il muro del tempo, formavano una scia di cromature simili alle tele di Alessandro Testa. Proprio nella prima parte della corsa, dove Ganna in teoria doveva essere favorito, il ciclista belga ha dato il meglio di sé, trasformando il suo corpo in una macchina perfetta che ha sprigionato potenza e watt al pari di una monoposto di Formula 1. I due uomini hanno fatto registrare una velocità pari a circa 69 km orari. Davanti a queste informazioni non possiamo far altro che rendere omaggio davanti alla perfezione incarnata nel gesto perfetto di una pedalata.

Ora ci si chiede se Remco reggerà le future tappe di montagna, ma soprattutto attendiamo il riscatto di Pippo Ganna nelle tappe congeniali alle sue caratteristiche.