di Davide Pitocco
Finalmente la tanto attesa tappa di Livigno è arrivata. I corridori dovranno affrontare 220 km, 5 GPM, tra cui il passo del Mortirolo, 5400 mt di dislivello, ma soprattutto alcuni passaggi sopra i 2000 mt di altezza. Sicuramente sarà una frazione fondamentale per tutta l’economia della corsa rosa. Al foglio firme un sorridente Tadej Pogacar ha dichiarato: “Il Giro d’Italia è bellissimo. Si possono ammirare paesaggi meravigliosi. Io sto bene e voglio onorare questa corsa fino alla fine.”
A questo punto non possiamo non interpellare il parere del nostro amico Mario: “Oggi sarà un test importante, non tanto per la vittoria finale, ma per vedere Tadej sulle grandi salite alpine. Storicamente il suo punto debole sono state sempre le grandi cime.”
I corridori sono partiti in maniche corte, sotto un bel sole estivo, ma in quota invece troveranno temperature invernali. Di certo il clima sarà un ulteriore ostacolo per gli eventuali attaccanti. Molti atleti vorranno andare in fuga, ma anche la maglia rosa ci terrà a mettere nel suo palmares una tappa alpina di tale difficoltà.
Immediatamente, dopo lo sventolio della bandiera a scacchi, i primi allunghi consentono ad una decina di corridori, guidati da Ballerini, di prendere un bel vantaggio intorno a 1’30’’. Per il momento il gruppo non risponde, ma la tappa è ancora molto lunga, siamo appena all’inizio di questa mirabolante avventura su due ruote.
Durante la salita per Londrino dal gruppo maglia rosa escono una ventina di corridori, guidati dall’azione di Geschke, che in breve recuperano 1′ ai fuggitivi Sul GPM Askey precede Calmejane e il francese dell’Intermarché si arrabbia con il compagno di fuga, che non è in lotta per la maglia azzurra.
All’inizio del Colle di San Zeno i dodici battistrada lentamente si vanno sgretolando, perdendo la compattezza iniziale. Così rimangono al comando in tre, Piganzoli, Pellizzari e Scaroni. Ma i contrattaccanti stanno rinvenendo in modo furioso, infatti quando si scollina gli uomini in fuga vengono ripresi e così ora i battistrada, una ventina circa, hanno un vantaggio di 4’30’’, sul gruppo maglia rosa.
Nel gruppo dei fuggitivi non c’è pace, perché ora il plotoncino è spezzato in due tronconi: i sei di testa hanno 2′ sugli altri fuggitivi. Alaphilippe durante la discesa è vittima di una foratura e così perde un minuto. Il gruppo-Pogacar procede a 5’28”. Si inizia il Mortirolo con i battistrada che conservano 47’’ di vantaggio sui diretti inseguitori e 5’ sul gruppo Pogacar ,trainato ora dalla UAE, ora dalla Ineos. Questa salita, indipendentemente da dove la prendi, miete sempre le sue vittime e così al comando rimangono soltanto Scaroni e Pellizzari. Con un allungo prodigioso Conci riesce a rientrare sul duo di testa.
Alla fine però il terzetto di testa viene raggiunto dai sedici inseguitori e così, quando mancano 50 km all’arrivo, la maglia rosa viaggia con 4’15’’ di ritardo.
I big iniziano il forcing e il vantaggio si assottiglia. Ai meno 20 km è sceso a 3’’. I battistrada sono ormai frazionati in tanti gruppetti. Stanno raschiando il fondo del barile per trovare le energie residue per affrontare il passo del Foscagno. Steinhauser sorprende gli altri fuggitivi e con caparbietà riesce a guadagnare 43’’. Intanto l’azione del gruppo maglia rosa sembra aver subito un rallentamento. Pogacar è rimasto con un solo compagno che scandisce il ritmo, così come Geraint Thomas. Con questi distacchi, in caso di allungo lo sloveno potrebbe pensare di andare a conquistare la tappa.
Tutti lo attendevano e alla fine l’allungo di Pogacar non si è fatto attendere. Ai meno 5 al GPM di Foscagno con una sola fiammata riesce a fare il vuoto. Thomas non risponde all’attacco e rimane nel gruppetto iniziale. Lentamente lo sloveno sta raggiungendo e superando tutti i fuggitivi che alla spicciolata incontra lungo la strada. Nessuno è in grado di reggere il suo passo, veloce e potente allo stesso tempo. Stanno pedalando tra due cornici innevate di monti che sembrano confondersi con il chiaro del cielo. Il tedesco in fuga stringe i denti, ma appena esce da un tornante alle sue spalle, come un’aquila sulla preda si avventa Pogacar. Ora davanti a lui c’è solo Quintana. Come suo solito lo affianca e senza nemmeno voltarsi, lo sorpassa e vola verso una storica vittoria in solitaria, su quelle cime dove solo le aquile osano. Grande vittoria della maglia rosa che mette sempre di più in cassaforte la classifica generale.