di Pierpaolo Di Carlo
Si dice che la speranza sia l’ultima a morire, ma nella partita di ieri sera, non ce n’è mai stata nemmeno traccia.
In una serata del genere, alla luce degli zero tiri in porta, l’Italia non ha mai dato l’impressione di poter segnare, tanto meno di poter vincere, perché il suo mantra è stato perdere il pallone e sbagliare passaggi. Le difficoltà maggiori per gli azzurri sono state quelle relative alla fase offensiva, affidata a sporadici contropiedi, caratterizzati da elementi costanti quali: inferiorità lentezza, perdita costante di ritmi di gioco, cross e lanci lunghi puntualmente imprecisi e ripetuti in maniera ostinata e contraria. Da questo punto di vista, a incidere in maniera rilevante è stata l’inferiorità numerica durante queste ripartenze, decisiva per la loro inefficacia e sterilità.
Dall’altro lato, le furie rosse si sono dimostrate più decise pericolosi, forti di una qualità messa in evidenza da accelerazioni e dribbling fulminanti, oltre che da una difesa solida e ben organizzata, che ha impedito all’Italia di creare uno straccio di occasione da gol per tutti i novanta minuti. I tifosi della Spagna possono essere soddisfatti non tanto per il risultato (stretto), quanto per aver ritrovato energia ed esplosività nelle gambe dei loro beniamini, determinate contro squadre catenacciare come, a suo modo, l’Italia di ieri.
Con questa vittoria gli spagnoli si sono meritatamente guadagnati l’accesso agli ottavi da primi del girone, tirandosi fuori dalla fanghiglia dell’ultima giornata che, data la situazione attuale, lascia uno spiraglio di luce a tutte le altre contendenti.
Quelli che sperano che ad emergere da questa melma sia l’Italia, più che un dominio tecnico degli azzurri contro la Croazia, forse aspetteranno l’arrivo di quel famigerato scatto d’orgoglio, che ieri sera non si nemmeno presentato allo stadio.