La sesta tappa del Giro d’Italia a Napoli incorona il danese Pedersen

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Ganna alla partenza festeggia con la sciarpa di Maradona

di Davide Pitocco

Al foglio firme di questa sesta tappa impazza la gioia, folcloristica e tipica dei
napoletani. Filippo Ganna festeggia con la sciarpa di Diego Maradona. Un
omaggio al dio di un calcio che fu, sperando che possa essere di buon auspicio
per una sua vittoria. Stefano Albanese, ieri vittima di una caduta, ma chi non lo
è stato? ha detto: Oggi tappa nervosa, ma divertente, sicuramente proverò ad
essere tra i protagonisti perché dopo arriveranno tappe molto dure. Zoccarato
invece non è arrabbiato per quanto accaduto ieri: Sono cose che succedono. Il
cambio si è rotto, ma alla fine pedalavo più agile. Oggi tutta la squadra
proverà ad essere in fuga. Dopo la pioggia di ieri, oggi il sole sorride tra le
sparute nubi, bianche come i capelli di un vecchio pazzo. Un Pulcinella in carne
ed ossa tenta di esorcizzare la morte dei sogni e regala sorrisi a tutti, in
particolare a quei corridori che portano ancora i segni delle cadute di ieri, in
cerotti, garze e bende.
Davide Ballerini, anche lui caduto, è dispiaciuto: Ho fatto di tutto per evitarlo e
Remko forse è caduto per causa mia. Oggi non è tappa facile. Cercheremo di
stare davanti perché l’incognita è sempre dietro l’angolo.
Dieci anni prima c’era stata una partenza da Napoli, il primo dei due Giri vinti
da Nibali. Qui vide tante cadute e un grande sprint. A Napoli era un festival dei
velocisti ed il favorito Cavendish venne fuori su Viviani.
Alcuni corridori fissano l’orizzonte, perdendosi tra quelle linee dove le acque
del golfo di confondono con l’azzurro del cielo, screziato di bianco, con dei
nembi che sembrano zucchero filato spumoso. Oggi è una festa e noccioline,
caramelle e pizza non possono mancare. Due ciclisti amatori mangiano un
grosso babà inzuppato nel rum. Uno dei due con la bocca ancora piena: L’altro
ieri ho visto la corsa a casa, sul divano davanti alla televisione e subito ho
capito chi ha vinto, l’ordine d’arrivo e tutto il resto. Ieri ero all’arrivo, davanti
dietro alle transenne. Volevo vederli dal vivo. Una signora ha perso il
telefonino per la caduta di Vendrame e ci ho messo dieci minuti per capire chi
avesse vinto. La voce dello speaker era metallica, i nomi stranieri, il vento e la
pioggia… speriamo che oggi vada meglio, altrimenti da divano sempre divano!
Il vento del golfo scompiglia i capelli delle signorine venute qui con fard e
rossetto tirati a lucido a fare gli occhi dolci ai giovani ciclisti. Remko ha 24 anni
e potrebbe essere un buon partito. E poi tutti sanno che le donne del Sud sanno
essere ottime compagne di vita. Sono gli angeli del focolare. I bambini della

scuola primaria sventolano bandierine rosse. Alcuni si disinteressano delle
bicicletta ed insistono per tirare quattro calci ad un pallone. Oggi il mare è più
calmo di quello di Salerno, che era rabbuiato come un drago. A Posillipo le
famiglie sono accorse per festeggiare con il Giro.
Oldani ci tiene a precisare: Oggi è una tappa da controllare. Noi vogliamo
arrivare allo sprint con Pedersen. La maglia rosa invece: sto bene, nonostante
la scivolata, ma oggi cercherò di godermi questa bella Napoli – Napoli,
controllando gli altri.
Una tappa di 161 km con il valico del Chiuzzi dopo 50 km. Il momento più
difficile è durante il passaggio per la costiera amalfitana con tante salite e
discese. Tanti corridori vorranno andare in fuga. La costiera è difficile; poi alla
fine c’è tanto recupero e le squadre dei velocisti potrebbero rientrare. Che sia
volata di gruppo o di eventuali fuggitivi, il momento giusto è prima di
imboccare il lungomare, un rettilineo importante per le posizioni da occupare
per lo sprint finale. L’incognita vento è importante per lanciare la volata.
Napoli è tutta in festa, di azzurro e rosa. Il cielo e la dolcezza dei confetti, il
colore delle donne belle da amare e onorare.
Il primo colpo di pedale scatta alle 12:55. La frazione numero sei del Giro
prende inizio con quel carico di speranze che ogni corridore si carica sulle
spalle, anche quei gregari che di solito riempiono tasche e tasconi di borracce
per i loro compagni.
Gli atleti ammirano gli antichi palazzi delle vie di Napoli, dietro i loro occhiali a
specchio è facile intuire lo stupore, perché l’arte ispira il sentimento e magari
può influenzare positivamente la voglia di fare di questa tappa un vero
capolavoro sportivo. Perché c’è arte nel bel gesto delle gambe che mulinano sui
pedali, delle spalle che danzano al ritmo della velocità che si sostiene. In salita
poi è una danza tribale che sa dello stupore delle sagre di paese, di quei paesi in
cui ci si stupisce ancora per le note rimbombanti della du botte, in piedi sulle
pedivelle a macinare chilometri, sudore e fatica, con i muscoli che bruciano e gli
occhi che si coprono di salato sudore ed allora ci si bagna il volto per un breve
ed effimero refrigerio.
Intorno alle 13:41 iniziano gli scatti in testa al gruppo e 5 fuggitivi prendono il
largo: De Marchi, Gavazzi, Clark, Quarterman e Delettre. Il loro vantaggio si
mantiene costante sui 4’. Gavazzi scollina per primo sul GPM del passo del
Chiunzi. Nel gruppo maglia rosa la Ineos imprime un ritmo molto sostenuto e
molti velocisti alzano bandiera bianca, Cavendish tra questi. Difficilmente in
seguito potranno recuperare. Probabilmente la tattica della squadra è quella di

mettere agitazione a Remko Evenepoel, corridore tra l’altro che non spicca per
la sua brillantezza in discesa. Il belga prima dell’inizio della corsa rosa aveva
dichiarato di temere questa tappa, perché durante una ricognizione invernale
aveva capito che questa poteva essere una giornata a forte rischio, forse
parzialmente anestetizzata dalle tante cadute del giorno prima. Solo che questa
tattica non rientra nei piani della Ineos che imprime un ritmo indiavolato per
cercare di recuperare il vantaggio dei fuggitivi? Forse vuole mettere in difficoltà
il corridore belga, campione del mondo? Di certo al termine della discesa le
intenzioni di Thomas e compagni appariranno più chiaramente.
Sui tornanti della costiera amalfitana il ritmo scende e forse i ritardatari se
collaborano potrebbero anche rientrare, solo il tempo ce lo dirà ed il tempo
scorre veloce verso l’arrivo si approssima; ormai mancano 85 km alla fine di
questa tappa partenopea.
Il gioco della Ineos alla fine è quello di scortare le proprie ruote veloci sul
traguardo di Napoli.
La fuga alla fine diventa un gioco a due tra De Marchi e Clark. Il cronoman
aiutato dal compagno di avventura prova a far saltare il banco fino a poche
centinaia di metri dal traguardo, quando, complice il forte vento, vengono
riassorbiti dal gruppo. Il primo a lanciare la volata è Gaviria, ma il rientro
prepotente del danese della Trek Segafredo gli regala la vittoria, la prima al
Giro d’Italia. Con questa vittoria Pedersen completa gli sprint vincenti nei
grandi giri avendo conquistato 3 tappe alla Vuelta e 1 al Tour. Alle sue spalle
secondo posto per Jonathan Milan (Bahrain Victorius), terzo il tedesco Pascal
Ackerman (Uae Emirates).
Domani parte da Capua con arrivo sul Gran Sasso d’Italia dopo ben 218 km.
Sicuramente la tappa non incoronerà il vincitore, ma inesorabilmente permetterà
di scoprire chi non può di certo vincere.