di Davide Pitocco
Per questo terzo giorno di Giro i corridori devono affrontare i 213 km che separano Vasto da Melfi.
Sin dalle 10 della mattina i ciclisti si sono ritrovati a piazza Rossetti per le formalità di rito prima della partenza.
Si presenta una tappa con molte insidie. I primi 170 km sono pianeggianti, ma la seconda parte della frazione ha un tracciato con delle pendenze che potrebbero agevolare eventuali corridori con il coraggio titanico di intraprendere un attacco da lontano. Si scala il Valico dei Laghi di Monticchio con pendenze tra il 6 e il 7%. Poi si deve affrontare una breve discesa e seconda scalata per il Valico la Croce da cui si raggiunge Rionero in Vulture. Il tratto successivo prevalentemente in discesa presenta numerose curve con carreggiata normale fino a condurre all’abitato di Melfi. Il finale è caratterizzato dalla breve scalata al centro di Melfi per scendere verso la stazione e risalire di nuovo verso la zona di arrivo. Insomma per come è stata disegnata questa è la tappa adatta per far fuori i velocisti.
Il ciclismo è lo sport degli avventurieri e soltanto chi osa potrà entrare nell’Olimpo degli dei sempiterni e così Konyshev e Stojnic della Corratec Selle Italia dopo appena 18 km iniziano una fuga che ha il sapore delle grandi imprese ed accumulano un vantaggio, circa 6’45’’. Konyshev, figlio d’arte, diventa così maglia rosa virtuale, strappando almeno virtualmente il simbolo del primato dalle spalle di Evenepoel. La fuga per citare il grande Montanelli è un grande urlo e un gesto disperato che mettono d’improvviso in confusione tutta la carovana del Giro.
Prima della partenza l’iridato Zana ha dichiarato: Oggi io e Matthews possiamo fare certamente bene. Cercheremo di farci trovare pronti. Per me correre questo Giro con la maglia tricolore ha un valore ed un emozione unici.
Purtroppo già verso le h. 13 il gruppo compatto dimezza il vantaggio a 3’. Le possibilità di portare in porto la fuga per i due coraggiosi diventano flebili. Le squadre collaborano per rintuzzare il vantaggio e magari portare i loro finisseur alla volata finale.
Quando mancano 150 km all’arrivo alcune rilevazione effettuate ad uso e consumo delle statistiche permettono di notare che il gruppo dopo la prima sfuriata iniziale ha rallentato il ritmo e tra fuggitivi ed inseguitori la differenza di velocità è di circa 8 km, i primi viaggiano a 43 km di media, il gruppo a 35 km circa.
A questo punto si attendono attacchi sulle salite da tutti quegli uomini di classifica che vogliono rosicchiare secondi alla maglia rosa.
Purtroppo le speranze dei fuggitivi si infrangono sul primo muro al 6%. Il gruppo tirato dalla Trek Segafredo scandisce il ritmo e un primo gruppo di cinquanta corridori lascia indietro i velocisti più incalliti. Sul Valico della croce il gruppo dei 50 vede tutti i battistrada al completo. Si lanciano sulla discesa verso Rionero in Vulture, come falchi sulla preda. I big si tengono sulle prime posizioni per evitare cadute. La strada è bagnata e quindi molto pericolosa. È come pattinare sul ghiaccio. Si disegnano traiettorie al limite della follia. Pederson, il leader della Trek, rimane indietro, ma un ottimo lavoro di squadra riesce a riportare il campione in gruppo prima dell’arrivo a Melfi.
A 15 km dal traguardo Almeida scivola in discesa e danneggia la sua bici. Il cambio avviene in tempi brevissimi ed il campione può riprendere la corsa scortato dai suoi gregari. Nel frattempo ci sono state anche scintille tra Evenepoel e Roglic: lo sloveno prova a conquistare il traguardo volante di Rapolla, I tre secondi di abbuono fanno gola come una golosa torta sacher. Ma mentre il compagno Bouwman gli lancia la mini volata, il belga si mette a ruota e conquista il bottino pieno. Roglic è costretto a subire un ulteriore secondo di ritardo sulla maglia rosa.
Il traguardo è in leggera salita. Le squadre lavorano per portare avanti i loro velocisti, ma alla fine Matthews mette in riga tutto il plotone conquistando la volata con un’azione rapace come i falchi tanto amati da Federico II e proprio nella sua terra si assistito ad una vittoria rapace, di un corridore sapientemente guidato dal campione nostrano Zana. In mattinata prima della partenza proprio l’italiano aveva vaticinato una probabile vittoria sua o del compagno. Nella terra dei normanni vince un australiano che forse deve aver ben studiato il trattato sulla falconeria dell’imperatore normanno, perché la sua astuzia è stata quella di un falco che punta la preda e l’agguanta con le sue pedalate da vorace predatore.