di Pierpaolo Di Carlo
Dopo quasi due mesi e dieci partite, l’unica certezza in quel di Milanello, è che non ci sono certezze. Ormai il tempo comincia a trascorrere e le partite a pesare, ma per quello che si è visto, non si può di certo dire che il Milan appaia come una squadra con le idee chiare. Piuttosto, in casa rossonera sembra dominare una confusione tattica che si riflette non solo nei risultati, ma anche nell’ambiente di lavoro.
Ai picchi di euforia si alternano cadute rovinose, in un clima di incertezza che i tifosi difficilmente tollerano. Gli stessi supporter del Diavolo, mai convinti del tutto della scelta di Fonseca come allenatore, si sono ormai rasseganti ad una stagione sulla falsariga di queste prime partite, nelle quali il tanto decantato “gioco dominante” si è intravisto in sporadici momenti, lasciando spazio per lo più ad una fragilità difensiva e mentale.
L’ultimo atto, andato in scena domenica scorsa al Franchi, ha fatto emergere tutte queste difficoltà. E “dettagli” come rigori e cambi sbagliati, con tutte le polemiche annesse, sono un contorno grottesco ad una situazione già di per sé assai preoccupante. Ma se i più ottimisti – che sbandierano i pochi risultati positivi sin qui ottenuti – sembrano voler continuare a percorrere la strada intrapresa senza mettere in discussione il tecnico, viene spontaneo chiedersi a chi debba addebitarsi la colpa del clima di mediocrità che si respira a Milanello.
Dei giocatori e dei loro comportamenti immaturi e irrispettosi nei confronti della loro stessa squadra? Di un allenatore inetto e inadatto, scelto più per fare da parafulmine che per vincere? Di una dirigenza che non si potrebbe nemmeno definire tale, vista la totale latitanza rispetto alle sorti della squadra?
Forse, come spesso accade in queste circostanze, la risposta sta nel mezzo e in questa stagione rossonera l’unica certezza finisce per essere quella delle incertezze.