di Davide Pitocco
La tappa di ieri sui Pirenei ci ha lasciato un Vingegaard in maglia gialla, ma al contempo si è avuta la sensazione che il danese non sia il padrone del Tour, e che Pogacar man mano che accumula chilometri nelle gambe potrebbe crescere in condizione. Allora la corsa alla maglia gialla è tutt’altro che chiusa, ma mai come in questa edizione è aperta e combattuta, infatti soltanto 25’’ separano i due favoriti. Le prime sei tappe ci hanno infatti consegnato un vero e proprio romanzo d’appendice scritto a due mani dai due rivali. Nella prima parte lo sloveno traccia le sue geste, lancia segnali di quello che potrebbe essere: mette la squadra a tirare, rintuzza le fughe, come se fosse il vero gotta del Tour. Stuzzica letteralmente il rivale, che invece si mantiene in sordina assieme a tutta la squadra. Nella quinta tappa addirittura Tadej prova ad infilarsi in una fuga da lontana, ma senza speranza, quasi a provocare il danese, a forzare una sua reazione, che invece avverrà sull’ultima salita e con gli esiti che andremo a vedere. Anche la corsa spasmodica alla conquista di abbuoni dei giorni precedenti si poteva interpretare come il segnale di un corridore che sa di non avere ancora la migliore condizione e quindi vuole accumulare secondi preziosi, in modo tale da avere un tesoretto da gestire nei momenti di difficoltà. Poi però in quella che potremmo definire la seconda parte Pogacar rimane senza compagni, mentre Vingegaard può contare sul fido Kuss. Il ritmo impresso dalla Jumbo diventa insostenibile, il danese prende in mano le redini della corsa, accelera e il rivale deve inchinarsi perdendo al traguardo quasi 60’’. Ma quando molti stavano già per scrivere il De Profundis della maglia bianca, nella seconda tappa pirenaica invece sceglie di correre più accorto, lasciando il pallino della corsa negli uomini in giallo e nero. E così arriviamo a 3 chilometri dal traguardo. Tadej e Jonas sono in testa, hanno dimostrato di stare un gradino più in alto rispetto a tutti gli altri atleti. Ma tutti hanno assistito a quel voltarsi dello sloveno, mentre era a ruota dell’avversario, quel controllare il computerino della bici, quel volto tra lo stupito ed il preoccupato. Si era reso conto che il danese stava andando a tutta, ma il suo ritmo non era più così impressionante come all’inizio. Ed allora decide di lanciare una rasoiata imprendibile e lo lascia lì piantato sui pedali, per giungere in solitaria, come un’aquila sulla cima della montagna, con le braccia al cielo per prendersi e festeggiare quella vittoria che significa tante cose, la prima fra tutte che la conquista del primato è ancora apertissima.
Oggi in programma una tappa per velocisti di 170 km da Mont de Marsan a Bordeaux.
Alle 13:27 la bandiera a scacchi segna l’inizio delle ostilità e alle 13:30 Simon Guglielmi, Nelson Oliveira e Mathieu Burgeaudeau vanno in fuga. Dopo pochi chilometri Burgaudeau e Oliveira rallentano e resta solo Simon Guglielmi all’attacco. Il corridore se ne va in solitaria. Il gruppo placido e sornione come un messicano durante la siesta non se ne cura almeno fino a quando il vantaggio del fuggitivo non raggiunge i 7’. A questo punto il team Alpecin-Deceuninck composto dal detentore della maglia verde Jasper Philipsen decide di prendere in mano le redini della corsa e scandisce il ritmo.
Alpecin-Deceuninck e Lotto-Destiny hanno ambizioni di vittoria con Philipsen e Ewan perciò ora il distacco è sceso a 5’.
Mentre il gruppo procede in fila indiana a causa del forte vento laterale, ricordiamo che Bordeaux è la città, dopo Parigi, con i maggiori arrivi di tappa al Tour e quello di oggi è l’ottantesimo. Intanto Guglielmi si trova a 3’.
Pedersen e Latour allungano dopo il traguardo volante dei -77 km regolato da Girmay e vanno a riprendere Guglielmi.
Il gruppo procede in modo tranquillo, ma non vuole lasciare troppo spazio al trio di fuggitivi. Sul GPM di giornata, la facile Côte de Béguey, transita per primo Latour conquistando l’unico punto a disposizione.
Guglielmi perde contatto dai compagni di fuga e viene riassorbito dal gruppo. Quindi ora il duo conserva solo 34’’ di vantaggio. Anche la Jumbo intanto ha risalito diverse posizioni. A parte alcune curve il tracciato pianeggiante è abbastanza banale, ma il vento contrario potrebbe rappresentare un pericolo per i corridori e provocare qualche caduta.
Oggi a Guglielmi è andato il simbolo della combattività. La fuga è terminata ai -4 km all’arrivo. Laporte sta guidando in sicurezza la maglia gialla, prima di entrare nel lungo rettilineo che conduce all’arrivo. Dopo due semicurve le squadre dei velocisti si preparano, in molti hanno già battezzato la ruota di Philipsen. Il gruppo si è allungato nell’ultimo chilometro. Sono tutti lì i migliori velocisti. Van Der Poel entra in azione a grandissima velocità, si sposta per lanciare Philipsen, ma Cavendish rinviene in modo prepotente, ma è partito troppo lungo. Purtroppo per lui il colpo di pedale di Philipsen detta legge sulla volata andando a conquistare la terza vittoria in questo Tour, invece Cavendish solo per pochi metri ha potuto cullare il sogno della trentacinquesima in carriera. Come da copione Vingegaard mantiene la maglia gialla con 25’’ di vantaggio su Pogacar. Domani ancora una tappa favorevole alle ruote veloci.