
di Pierpaolo Di Carlo
Da piccoli ci hanno insegnato che sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico. Passano i mesi, ma la nazionale non è cambiata dall’ultima sconfitta con la Francia, perché gli errori commessi e le sensazioni negative rimangono invariate. Ancora una volta, l’Italia si è distinta per: l’incapacità assoluta di conservare una situazione di vantaggio, una serie di disattenzioni tattiche, come ad esempio sulle palle alte e la sensazione di sfiducia e di impotenza dopo aver subito un gol, determinante per tagliare le gambe agli azzurri.
Malgrado alcuni aspetti positivi, come la crescita costante di giocatori come Kean e Tonali, un gioco di ripartenza che si comincia a intravedere, è evidente che questi non siano sufficienti per competere con le nazionali di alto livello. Un esempio è la Germania, che si è imposta grazie all’indiscusso talento dei propri gioielli, pur trattandosi di seconde linee.
In una sfida divisa in due parti, bisognerebbe sempre valutare una squadra nel complesso dei 180 minuti, ma ciò non ci impedisce di fare previsioni e analisi su quanto già visto. Nella partita di ritorno, con la possibilità di giocare per due risultati su tre, la nazionale tedesca avrà dalla sua anche il fattore casa, sempre da tenere in considerazione quando si parla di match così accesi. Dall’altra, è evidente che la mancanza di carattere dell’Italia potrebbe essere un deficit non di poco conto.
Possiamo solo aspettare la seconda parte, che potrà confermare quanto visto, o stravolgere i pronostici iniziali, nettamente a favore della Germania e del suo smisurato talento. Ma, alla luce delle evidenze sottolineate, tra la poca maturità azzurra e le certezze teutoniche, c’è la sensazione che al ritorno si assisterà alla stessa sceneggiatura di San Siro, luogo d’eccellenza delle disfatte azzurre.